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Le ricerche di Gerona 2005

(01-10-06) Quando il cibo diventa un nostro nemico




Per milioni di giovani il cibo si ? trasformato in un nemico. Come ? potuto accadere? C'? un rapporto fra il nostro attuale modo di considerare il cibo e di vivere il nutrimento e la strada che quei giovani hanno iniziato a percorrere? Perch? quella strada ? oggi cos? affollata?
Il 29 e 30 settembre a Todi, nella sede dei Palazzi Comunali, si terr? un importante seminario internazionale dal titolo ?Il Cibo come nemico, Disturbo da Abbuffata Compulsiva ed Immagine Corporea?, organizzato con il contributo dell?Azienda Sanitaria Locale N. 2 dell?Umbria e dell?Associazione Onlus ?Mi fido di Te ?.
L'evento ? l'occasione per intervistare sull'argomento Laura Dalla Ragione, Responsabile del Centro residenziale per i Disturbi del comportamento alimentare e del peso "Palazzo Francisci" a Todi, e autrice del libro "La casa delle bambine che non mangiano".
Quando e come il cibo pu? diventare un nostro nemico?
I disturbi del rapporto dell?uomo con il cibo e l?alimentazione sono stati descritti anche in epoche remote. Ma ? solo nel Novecento, in una parte limitata del mondo, che si ? presentato il problema di amministrare un?offerta di cibo sovrabbondante e seduttiva e che il problema alimentare si lega indissolubilmente all?immagine del corpo. Nelle societ? industriali avanzate un numero sempre pi? elevato di individui, soprattutto donne, dedica grande attenzione e preoccupazione al controllo del peso e dell?immagine per mezzo di diete, esercizio fisico e altri comportamenti, pi? o meno nocivi. Il fenomeno disegna lo sfondo sul quale va collocato e interpretato il progressivo aumento dei disturbi del comportamento alimentare. Ma la base psichica che fonda il disturbo ? questa idea onnipotente di controllare corpo, emozioni ed anima, che viene rinforzata dalla reale possibilit?, qui ed ora, di farlo e dal consenso etico condiviso dal mondo globale. Paradossalmente le biotecnologie hanno dilatato il meccanicismo cartesiano e la scissione mente-corpo ha oggi una ulteriore specificazione. Gli organi non sono parti di un tutto, ma hanno un loro valore in s?. Si possono combinare, sezionare, donare, commerciare, dare in prestito. Tutto quello che accade e non era mai accaduto ci apre a pensieri e a desideri sconosciuti. Gli embrioni e le cellule staminali, gli Ogm e i cloni della pecora Dolly , i robot antropomorfi e le esperienze di trapianto non sono cos? lontani da ci? che sta accadendo a milioni di giovani che decidono di manipolare il corpo come se fosse inanimato, di trasformarlo come se fosse virtuale. E? questo retroterra, pi? che il semplice modello della magrezza come garanzia della felicit?, a dare nutrimento a questo disturbo, a renderlo cos? potente e diffusivo. Nell?uomo c?? quasi una tentazione permanente di funzionare come le macchine che egli ha creato. E scompare, dall?universo mentale occidentale, l?idea che il corpo sia qualcosa di pi? che l?assemblaggio di parti distinte.
I disturbi alimentari sono una 'malattia della modernit?'? E se s?, in che senso?
Ogni epoca ha la sua malattia e non c?? dubbio che i disturbi del comportamento alimentare si prestano a rappresentare in modo straordinario questa nostra epoca, connessi come sono all?immagine corporea, al significato del cibo, all?ossessione per l?apparire. Queste patologie ci introducono infatti dentro alcune delle contraddizioni pi? inquietanti del nostro tempo. Non solo nella illusione che la magrezza sia garanzia di felicit? e sicurezza di s?, ma che la lontananza dal corpo, la manipolazione estrema, la perdita dei confini dell?identit? corporea, ci portino ad un?idea di un corpo-macchina da smontare e rimontare, con un disinvestimento drammatico nei confronti di ci? che ? vivo, e del corpo come involucro dell?anima. Non si devono confondere, per?, gli effetti patoplastici della cultura, quelli cio? che modellano la forma che prendono i sintomi, con i processi patogenetici, quelli che provocano le malattie. L?attenzione estrema all?immagine corporea, il culto della magrezza non sono ?la causa? dei disturbi alimentari. La loro funzione sembra soprattutto quella di suggerire la strada attraverso la quale un malessere pi? profondo, grave, strutturale si esprime e cerca una sua risoluzione. La forma che una patologia pu? assumere in un dato periodo storico ? sicuramente sottoposta alle trasformazioni che quest'epoca esprime. La declinazione della sofferenza ? dettata da trasformazioni culturali ed ? intimamente collegata alle nuove forme del disagio e alla loro evoluzione.
Quanto incidono i modelli culturali?
I disturbi del comportamento alimentare sono sindromi cosiddette ?culture bound?, legate a certe culture specifiche di alcuni paesi. Ne dobbiamo tenere conto per valutare la patogenesi e la diffusione di questi disturbi. Sono disturbi frequenti nei paesi ricchi e fortemente industrializzati: Europa occidentale, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, Sudafrica, Giappone. Sono assenti o molto rare nei paesi poveri dell?Africa, dell?Asia e dell?America Latina. Anoressia e bulimia appaiono legate a valori e conflitti specifici della cultura occidentale, connessi, in particolare, alla costruzione dell?identit? femminile e al ruolo familiare e sociale della donna. La diffusione di queste patologie nei paesi dell?Est europeo (aumentata a partire dalla caduta del Muro di Berlino), del Terzo Mondo e fra gli immigrati da nazioni povere verso nazioni ricche appare correlata al miglioramento delle condizioni economiche e, ancora di pi?, ai processi di occidentalizzazione culturale. ? da notare che, nei paesi poveri, parallelamente all?aumento dei disturbi del comportamento alimentare stanno aumentando, in misura esplosiva, i casi di obesit?. Il culto della magrezza femminile segue la stessa distribuzione geografica e temporale dei disturbi dell?alimentazione. In India, per esempio, l?aumento dei casi di anoressia e bulimia sembra seguire, in modo inverso, la diminuzione delle misure delle attrici pi? popolari del cinema indiano. Il caso del Giappone ? abbastanza paradigmatico: in questo paese la forte ambivalenza tra modelli culturali orientali e occidentali ? documentata dalle percentuali di prevalenza dei disturbi alimentari riscontrate in alcuni studi: se i sintomi anoressici sembrano essere piuttosto rari (1 caso su 500 in citt? e 1 su 2000 in ambiente rurale), lo stesso non pu? essere detto per la bulimia, chiamata ?Kibarashi-gui?, la cui prevalenza varia in Giappone dal 2,1 al 3,6 per cento a seconda della zona considerata.
david frati

Fonte: il pensiero scientifico editore

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