(23-07-14) Probiotici: gli esperti fanno chiarezza
Un incontro di esperti di diversi Paesi organizzato dalla International Scientific Association for Probiotics and Prebiotics (Isapp) per discutere di probiotici e aggiornare le definizioni oggi disponibili. Il meeting si è svolto lo scorso 23 ottobre e i risultati dell’incontro – che ha visto la partecipazione di gastroenterologi, pediatri, medici di famiglia e anche di esperti di microbiota, genetica dei microrganismi e immunologia – sono stati da poco pubblicati sulla rivista Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology. «Dopo aver valutato attentamente le ricerche pubblicate negli anni sull’argomento, siamo arrivati alla conclusione che la precedente definizione di probiotico deve essere rivista e aggiornata, e che il termine può essere applicato solo ad alcune specie microbiche ben studiate e conosciute» spiegano gli autori del documento, convinti che una definizione più precisa del termine potrà essere di grande aiuto non solo per i ricercatori, i medici e il personale sanitario, ma anche per le aziende produttrici, gli enti regolatori e i consumatori. Come ricordano gli autori, non si tratta di partire da zero per arrivare a una definizione del termine e a linee guida per l’utilizzo: definizione e linee guida ufficiali esistono già, ma risalgono rispettivamente al 2001 e al 2002 quando gli esperti Fao/Oms si sono riuniti per discutere di probiotici, un settore emergente della scienza a quei tempi. Ed ecco la definizione cha ha ormai compiuto 13 anni: «I probiotici sono microrganismi vivi che, quando somministrati in dosi adeguate, conferiscono un benefici di salute a chi li assume». Questa definizione ha preso presto piede ed è oggi diffusa e accettata in tutto il mondo assieme alle linee guida pubblicate l’anno seguente. «Da allora sono stati effettuati moltissimi studi sui probiotici e sono anche stati immessi in commercio numerosi prodotti che li contengono» spiega Colin Hill del Alimentary Pharmabiotic Center in Irlanda, che poi prosegue: «Sfortunatamente, negli anni sono aumentati anche i casi di utilizzo scorretto del termine e sono stati immessi sul mercato come probiotici molti prodotti che in realtà non superano i requisiti minimi per essere definiti tali».
Nasce anche da qui la necessità di riprendere in mano i documenti Fao/Oms e aggiornarli tenendo conto dei progressi della scienza e della tecnologia e delle nuove possibili applicazioni. E anche se le autorità regolatorie si sono dimostrate sempre più interessate al settore probiotici, soprattutto al fine di proteggere i consumatori da etichette e claim pubblicitari poco corretti, secondo gli autori era giunto il momento di rivedere il materiale disponibile, utilizzare definizioni corrette e fornire indicazioni chiare per tutte le persone coinvolte. «Lo scopo del nostro lavoro è di fornire a tutti – consumatori, legislatori, ricercatori, personale sanitario e industriali – linee guida chiare per definire e utilizzare i probiotici, un passo importante verso il miglioramento della salute e del benessere» prosegue Hill che assieme ai suoi colleghi ha valutato tutti gli aspetti del sempre più vasto settore dei probiotici, dalla ricerca genetica al commercio e alla pubblicità. «E per completare il lavoro abbiamo anche proposto una serie di standard per differenziare i diversi prodotti probiotici in base alle prove scientifiche oggi disponibili» conclude.
Fonti: Nat. Rev. Gastroenterol. Hepatol. advance online publication XX Month 2014. doi:10.1038/nrgastro.2014.66
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