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Le ricerche di Gerona 2005

(27-07-14) Commozioni e concussioni cerebrali negli atleti: attenzione ai danni a lungo termine




Un editoriale pubblicato su The Lancet Neurology chiede alle autorità sportive maggiore attenzione ai disturbi neurologici a lungo termine che possono essere causati da ripetute commozioni cerebrali. «La commozione è la lesione cerebrale traumatica (Tbi) sportiva più comune, e gli effetti a lungo termine di traumi ripetuti possono portare a demenza, sclerosi laterale amiotrofica o altri disturbi neurologici» affermano gli editori di The Lancet nonché autori dell’articolo, sottolineando che mentre il giornale andava in stampa la Fédération Internationale de Football Association (Fifa) stava affrontando le critiche sulla gestione delle Tbi in Coppa del Mondo 2014. «A preoccupare di più è che se anche i sintomi della Tbi tardano a manifestarsi oppure vanno e vengono con rapidità, gli esiti neurologici possono non essere scoperti. «E questo può indurre calciatori come il difensore uruguaiano Álvaro Pereira durante la Coppa del Mondo Fifa 2014, a ignorare il consiglio dei medici tornando a giocare dopo un trauma cranico» riprendono gli editorialisti, puntualizzando che sintomi come mal di testa e vertigini possono durare per settimane o mesi dopo una lesione cerebrale traumatica e che le cause della sindrome post-commozione cerebrale non sono del tutto chiare e non sembrano correlare con la gravità della lesione. Resta comunque il fatto che i danni neurologici subiti in anni o decenni di traumi cerebrali sono stati riconosciuti nei pugili all’inizio del secolo scorso, e che tale condizione, nota come demenza pugilistica o in termini più tecnici encefalopatia cronica traumatica (Cte), è stata recentemente identificata post-mortem in atleti professionisti vittime di traumi ripetuti o lesioni sub-concussive in una vasta gamma di sport. «Sarebbe quindi opportuno che la decisione di tornare in campo dopo una commozione cerebrale venisse presa dagli operatori sanitari, e non fosse nelle mani dell’atleta o di chi ha interesse a vederlo giocare» riprendono gli autori. E concludono: «Molte organizzazioni sportive hanno riconosciuto le conseguenze potenzialmente gravi dei traumi cranici lievi ma ripetuti, e stanno elaborando piani d’azione per proteggere gli atleti a rischio di lesioni alla testa». Nel frattempo FIFPro, il sindacato dei giocatori mondiali, ha chiesto un'indagine sui protocolli in vigore per le concussioni e sulle norme di ritorno al gioco dopo lesioni come quelle subite da Pereira.

Fonti:
The Lancet Neurology 2014; 13(8): 747
doctornews33

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