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Le ricerche di Gerona 2005

(11-08-14) Disordini dell’olfatto possibile spia di problemi



Negli ultimi tempi la scienza inizia a porre grande attenzione alle alterazioni dell' olfatto, riconoscendole come potenziale indicatore di disordini del comportamento alimentare ma non solo. Come ricorda Anna Menini, docente di Fisiologia presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, la prova dell' importanza di questo senso spesso "dimenticato" viene ad esempio dalla presenza di un "secondo" olfatto, quello retronasale, specializzato nel cogliere le molecole presenti negli alimenti. "Gli stimoli in questo caso non passano attraverso le narici quando inspiriamo ma transitano per il nasofaringe, un condotto che dalla parte posteriore della bocca arriva al naso, permettendo agli stimoli odorosi presenti nella bocca di raggiungere i neuroni olfattivi - spiega la studiosa. Quando abbiamo il raffreddore, cibi e bevande perdono gran parte del sapore proprio perché non riusciamo ad espirare attraverso il naso e quindi le molecole odorose non raggiungono i neuroni olfattivi". Importante, nella pratica medica, può essere quindi riconoscere le situazioni in grado di indurre iposmia (cioè riduzione delle percezioni) o anosmia, o in senso opposto l' iperosmia. Alcune condizioni vedono proprio nella perdita dell' olfatto un segnale d allarme da non sottovalutare: questo problema si può presentare ad esempio quando si ha un deficit pronunciato di Vitamina A, in caso di malattie degenerative del sistema nervoso centrale come Parkinson e Alzheimer, quando la tiroide non lavora a sufficienza, dopo un trauma che ha coinvolto la fronte. A volte invece il problema si chiama iperosmia, ovvero una percezione degli odori abnormemente accresciuta, che proprio non permette di sopportare quasi nulla. Il fastidio è tipico delle donne, soprattutto in gravidanza o in menopausa e di chi soffre di ipertiroidismo.

Fonte: edott.it

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