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Le ricerche di Gerona 2005

(05-09-14) L’uso regolare di marijuana nuoce al cervello degli adolescenti




Presentato in occasione della conferenza annuale dell’American Psychological Association (APA)
Secondo gli psicologi che hanno discusso delle implicazioni sulla salute pubblica della legalizzazione della marijuana in occasione della conferenza dell’APA, tenutasi in agosto a Washington D.C., l’uso frequente di marijuana può avere un effetto significativamente negativo sul cervello degli adolescenti e dei giovani adulti, tra cui declino cognitivo, scarsa attenzione e memoria, nonché QI ridotto.
“Occorre sottolineare che l’uso regolare di cannabis, vale a dire una volta alla settimana, non è sicuro e può provocare dipendenza e danno neurocognitivo, soprattutto tra i giovani,u201D ha affermato la dott.ssa Krista Lisdahl, direttrice del laboratorio di imaging cerebrale e neuropsicologia dell’Università del Wisconsin-Milwaukee.
Gli studi di imaging cerebrale su utilizzatori regolari di marijuana hanno mostrato alterazioni significative nella loro struttura cerebrale, in particolare tra gli adolescenti, afferma la dott.ssa Lisdahl. Anomalie nella materia grigia cerebrale, che è associata all’intelligenza, sono state rilevate nei ragazzi dai 16 ai 19 anni che avevano aumentato il consumo di marijuana nell’ultimo anno, ha affermato. Tali risultati persistevano anche dopo il controllo effettuato dai ricercatori per condizioni cliniche maggiori, esposizione prenatale ai farmaci, ritardi nello sviluppo e disabilità nell’apprendimento, ha aggiunto.
“Se consideriamo la legalizzazione, i politici devono trovare modi per prevenire un facile accesso alla marijuana e fornire un trattamento aggiuntivo agli utilizzatori adolescenti e giovani adulti,u201D ha aggiunto. Ha inoltre raccomandato che i legislatori prendano in considerazione il fatto di regolare i livelli di tetraidrocannabinolo (tetrahydrocannabinol, THC), la principale sostanza chimica psicoattiva nella marijuana, al fine di ridurre i possibili effetti neurocognitivi.

Fonte: Univadis.it

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