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Le ricerche di Gerona 2005

(20-09-14) Le diete dimagranti “di marca” funzionano tutte, basta seguirle



Le diete dimagranti con marchio di fabbrica? Una vale l’altra e i livelli di efficacia sono sovrapponibili. La chiave del successo sta nel seguirle. Sono queste le conclusioni di uno studio pubblicato su Jama e coordinato da Bradley Johnston, epidemiologo alla McMaster university in Canada. «Le differenze tra le diete commerciali brandizzate più popolari sono minime in termini di calo ponderale e probabilmente di poca importanza per chi vuole perdere peso, anche se quelle con supporto comportamentale ed esercizio fisico hanno dimostrato una migliore efficacia» esordisce il ricercatore, che assieme ai colleghi ha passato in rivista tutti gli studi randomizzati svolti sulle diete “di marca” per determinarne l’efficacia dimagrante. Nella metanalisi sono stati inseriti 48 trial controllati svolti su oltre 7.200 adulti in sovrappeso e obesi con un'età media di 46 anni, valutando il numero di chili persi a 6 e 12 mesi. Le diete incluse negli studi esaminati erano Atkins, Weight watchers, Zone, Jenny Craig, Learn, Nutrisystem, Ornish, Volumetrics, Rosemary Conley, Slimming world e South beach. «Nel complesso, le differenze tra le diete si sono rivelate piuttosto contenute, con un’efficacia particolarmente evidente nel breve termine e tra i soggetti che le hanno seguite in modo stretto» continua Johnston. E i dati raccolti dimostrano che dopo sei mesi di follow-up chi seguiva diete a basso contenuto di carboidrati e di lipidi ha perso rispettivamente 8,6 e 7,7 chili in più rispetto a chi non era a dieta. «Ma dopo altri sei mesi le differenze fra regimi alimentari a basso contenuto di carboidrati e diete low-fat erano sfumate. Viceversa, di estrema importanza si sono rivelati sia il supporto comportamentale sia l’esercizio fisico associati ad alcune diete brandizzate: nel primo caso la perdita di peso a sei mesi era maggiore di circa 3 chili rispetto alle diete normali, mentre nell’altro l’incremento del calo ponderale a 12 mesi è stato poco meno di due chili. Conclude l’epidemiologo: «Dati questi risultati, la ricerca futura potrebbe concentrarsi sull’efficacia a lungo termine di questo tipo di diete, nonché sui risultati relativi alla salute generale».

Fonti:
Jama 2014;312(9):923-933. doi:10.1001/jama.2014.10397
doctornews33

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