(29-09-14) Bassi livelli di vitamina D e progressione dell'epatite C cronica, forte collegamento
Bassi livelli di vitamina D nei pazienti con epatite C cronica sono associati a una maggiore probabilità di sviluppare fibrosi epatica avanzata. Questo risultato è stato pubblicato sulla rivista Hepatology in cui i ricercatori inoltre affermano che bassi livelli di vitamina D comportano anche una minore probabilità di raggiungimento della risposta virologica sostenuta dopo terapia con interferone peghilato alfa e ribavirina.
C'è una crescente evidenza che la vitamina D sia correlata alla patogenicità dell’epatite C cronica (Chc). Il recettore della vitamina D (Vdr) è ampiamente espresso nel fegato e la sua espressione e’ associata in maniera negativa con la severità della malattia epatica nei pazienti Chc. Inoltre, la vitamina D ha effetti antiproliferativi e antifibrotici a livello epatico e ha un ruolo come immuno modulatore nella riduzione dell’infiammazione e nell’innalzamento della risposta immunitaria protettiva. Quindi, potrebbe anche avere un potenziale terapeutico.
Nel sangue circola maggiormente sotto forma di 25 idrossivitamina D (25(OH)D) e la sua concentrazione nel plasma è un indicatore della sua quantità nell’organismo. Livelli inferiori a 25 nmol/L (10 ng/mL) indicano una deficienza di questa vitamina, mentre valori ottimali sono intorno alle 75 nmol/L (30 ng/mL).
L’associazione tra la carenza di vitamina D e l’infezione da Hcv ha stata indagata in diversi studi portando a risultati spesso contrastanti.
Per tale motivo, i ricercatori del Centro Nazionale di Microbiologia dell’Istituto di Salute Carlos III di Madrid, hanno condotto un’ampia meta-analisi per dare una chiara risposta a questo collegamento che comporterebbe la progressione della fibrosi e un mancato raggiungimento della Svr.
In particolare, i ricercatori hanno analizzato la relazione tra lo stato della vitamina D e la fibrosi epatica avanzata (Alf) in pazienti CHC naïve al trattamento e la risposta virologica sostenuta (Svr) in pazienti con epatite C cronica in trattamento con interferone pegilato alfa e ribavirina (pegIFNα / ribavirina).
Sono stati considerati tutti studi eleggibili pubblicati fino ad aprile 2014 attraverso le banche dati PubMed, Scopus, Lilacs e la Cochrane Library. Gli studi considerati avevano effettuato una valutazione dei livelli di vitamina D nel plasma/siero collegati alla Alf e/o all’Svr.
In totale sono stati selezionati quattordici studi, 7 che consideravano l’ Alf (1.083 pazienti) e 11 per Svr (2672 pazienti).
L’analisi di questi dati ha indicato che quasi il 70% di tutti i pazienti avevano livelli di 25-idrossivitamina D (25 [OH] D) non ottimali (<20 ng / ml o <30 ng / mL), e quasi il 50% dei pazienti aveva livelli carenti di 25 (OH) D (<10 ng / mL o <20 ng / mL). I livelli di vitamina D erano più bassi nei pazienti coinfetti Hiv/Hcv (82.7% avevano livelli sub ottimali) rispetto ai pazienti mono infetti con Hcv (66.2%).
Per quanto concerne la fibrosi epatica, è stato mostrato che bassi di vitamina D erano collegati a una diagnosi di Alf; questa associazione era significativa considerando il cut-off di 10 ng/mL (OR=2.37 (95% CI=1.20, 4.72) e 30 ng/mL (OR=2.22 (95% CI=1.24, 3.97) e quasi-significativa con 20 ng/mL (OR=1.44 (95% CI=0.99, 2.12).
Per quanto riguarda la Svr, è stata trovata una significativa eterogeneità tra gli studi (p <0.001) e una significativa associazione con l’Svr con cut-off di vitamina D di 20 ng/mL (OR=0.53 (95% CI=0.31, 0.91). Quando l’analisi è stata condotta escludendo gli outlier, sono stati trovati degli OR significativi per tutti i pazienti (10 ng/mL; OR=0.48 95% CI=0.34, 0.67) e (20 ng/ml; OR=0.58 (95% CI=0.45, 0.76) e nello specifico per i pazienti GT1/4 (10 ng/mL (OR=0.53 (95% CI=0.34, 0.81) e 20 ng/mL (OR=0.54; 95% CI=0.39, 0.74).
In conclusione, i principali risultati di questa meta analisi sono: un’associazione significativa diretta tra concentrazione plasmatica della vitamina D e sua deficienza/insufficienza con la fibrosi epatica avanzata e una significativa associazione inversa tra bassi livelli di vitamina D e il raggiungimento della risposta virologica sostenuta in risposta al trattamento con interferone peghilato alfa e ribavirina. Questi risultati suggeriscono l'utilità dello screening dei livelli di vitamina D nei pazienti con infezione da HCV. Probabilmente una supplementazione di vitamina D potrebbe avere un valore preventivo e curativo nelle prime fasi di questa infezione.
Fonti : Emilia Vaccaro
García-Álvarez M. et al. Relationship of vitamin D status with advanced liver fibrosis and response to hepatitis C virus therapy: A meta-analysis. Hepatology. 2014 Jun 27.
http://pharmastar.it/index.html?cat=30&id=15573
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