(02-10-14) Cancro al seno: estendere lo screening non porta benefici
Contrariamente alle aspettative, estendere alle donne anziane il programma di screening del cancro al seno non riduce in modo significativo l’incidenza di malattia in questo sottogruppo di pazienti, ma aumenta l’eccesso diagnostico e il ricorso a terapie inutili. Lo affermaGerrit-Jan Liefers, chirurgo oncologo all’università di Leiden, in Olanda, e coordinatore di uno studio appena pubblicato su The Bmj. «Nei Paesi Bassi il limite massimo di età del programma di screening del cancro al seno è stato esteso alle donne tra 69 e 75 anni dal 1998, e le linee guida nazionali in vigore raccomandano di estendere la diagnosi precoce fino all'età di 75 anni. Ciononostante, non ci sono studi che dimostrino l’efficacia dello screening nelle donne anziane a causa della rarità di ricerche svolte in questa fascia di età» spiega il ricercatore, ricordando tuttavia che il cancro al seno è il tumore più comune e la principale causa di morte per cancro nelle donne in tutto il mondo. «E con l’invecchiamento della popolazione la percentuale di donne anziane con diagnosi di cancro alla mammella è destinata ad aumentare» aggiunge l’oncologo, che assieme ai colleghi ha verificato se il programma di screening olandese fosse effettivamente in grado di ridurre l’incidenza di neoplasie mammarie avanzate tra i 70 e i 75 anni di età. Allo scopo i ricercatori hanno selezionato i nuovi casi di carcinoma mammario invasivo e in situ diagnosticati in questo gruppo di età dal 1995 fino al 2011, confrontandoli con quelli diagnosticati quando il programma di screening non era esteso alle anziane. «L'analisi dei dati mostra una scarsa riduzione assoluta dei nuovi casi di carcinoma mammario avanzato diagnosticati tra 70 e 75 anni, passata da 58,6 a 51,8 casi per 100.000 donne. Stessi risultati anche tra 76 e 80 anni di età, fascia in cui il numero di nuovi casi di cancro al seno diagnosticati precocemente non è cambiata prima e dopo l’estensione dello screening» spiega Liefers, sottolineando invece il considerevole aumento di sovradiagnosi ed eccesso terapeutico. «Invece di usare screening di massa, la decisione di partecipare al programma di diagnosi precoce dovrebbe essere personalizzata e basata sulla speranza di vita, sul rischio di cancro al seno, sullo stato funzionale e sulle preferenze dei pazienti» conclude il ricercatore.
Fonti:
doctornews33
BMJ 2014; 349:g5410. doi: 10.1136/bmj.g5410
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