(20-10-14) I legami tra emicrania nella mezza età e rischio di Parkinson
Chi soffre di emicrania nella mezza età ha un rischio maggiore di sviluppare
anni dopo malattia di Parkinson o altri disturbi neurologici del movimento, in
particolare la sindrome delle gambe senza riposo (restless leg syndrome, Rls o
malattia di Willis-Ekborn, Willis-Ekborn disease-Wed). A parlarne è uno studio
pubblicato sulla rivista Neurology. «Studi clinici ed epidemiologici hanno
suggerito che alcuni disturbi del movimento sono sovrarappresentati in soggetti
che sperimentano l’emicrania» esordisce Ann I. Scher, della Uniformed services
university e Laboratory of epidemiology and population sciences, Bethesda,
prima autrice del lavoro. I meccanismi che collegano l’emicrania ai disturbi
del movimento potrebbero essere danni a specifiche strutture cerebrali,
disfunzioni della dopamina, parkinsonismo per traumi cerebrali o vasculopatie
ischemiche o danni legati alla deposizione di ferro. Spiega Scher: «Qui,
abbiamo valutato se adulti più anziani con sintomi di emicrania nella mezza età
abbiano più probabilità di altri di manifestare in età tardive sintomi di
disturbi del movimento, in particolare parkinsonismo, malattia di Parkinson e
Rls/Wed». Utilizzando la coorte dello studio Ages-Reykjavik, sono state seguite
per 25 anni oltre 5.700 persone di età compresa fra 33 e i 65 anni. Quasi 4.000
non avevano cefalea, circa 1.000 cefalea ma non emicrania, 238 emicrania senza
aura e 430 emicrania con aura. Chi nella mezza età aveva emicrania, soprattutto
con aura, aveva una maggiore probabilità degli altri di riportare più tardi
nella vita sintomi parkinsoniani e diagnosi di malattia di Parkinson; inoltre,
le donne con emicrania mostravano una maggiore probabilità di avere un genitore
o un fratello con malattia di Parkinson, mentre con cefalea era aumentata in
generale la sindrome delle gambe senza riposo. «Questi risultati suggeriscono
che possa esserci una vulnerabilità comune a, o conseguenza di, emicrania e
molteplici indicatori di parkinsonismo» conclude Scher, indicando la necessità
di ulteriori studi osservazionali genetici e longitudinali.
Neurology 2014; 83:1246–1252
Fonte: doctornews33
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