(21-10-14) Obesità e cancro, da nuovi studi la strada verso migliore prevenzione
Obesità e cancro: il legame è sempre più evidente, come ha spiegato Antonio
Moschetta, Professore associato di Medicina interna presso l'Università di Bari
Aldo Moro, in una lezione magistrale targata Airc alla conferenza “The Future
of Science”, tenuta a Venezia.
A dimostrare che il dismetabolismo e l’obesità possano predisporre o dare una
maggiore aggressività ai tumori, esistono ormai molte evidenze epidemiologiche:
«L’ultimo studio italiano – dice Moschetta – indica che basta avere tre
caratteristiche del dismetabolismo per correre un rischio 2,6 volte superiore
di contrarre il cancro alla mammella e altri tipi di tumore sono
particolarmente associati al grasso viscerale, come quelli del colon-retto,
della vescica, della prostata e il glioblastoma».
La scienza ha fatto passi da gigante e il campo del metabolismo tumorale è
diventato uno degli argomenti più trattati nelle conferenze; «si inizia a
parlare di come crescono i tumori, - spiega Moschetta – di quale benzina
utilizzano e di chi porta questa benzina: insomma del microambiente, delle
cellule che stanno intorno al tumore».
Il professore, che ha ricevuto il Richard E. Weitzman Award della Società di
endocrinologia americana, ha introdotto le basi della trascrittomica, che
studia in che modo l’ambiente agisce sul Dna accendendo o disattivando i geni,
dove per ambiente si intendono ormoni, ritmi circadiani e soprattutto i
nutrienti. Si apre dunque uno scenario in cui si potrà modificare l’espressione
dei geni, sia delle cellule tumorali che di quelle circostanti, grazie a
interventi dietetici e sullo stile di vita.
Moschetta immagina che sempre più spesso si potranno scoprire i tumori in
tempo e guarirli: «Abbiamo già oggi 1.200.000 italiani viventi e guariti da un
tumore contratto almeno cinque anni prima. Io non penso a un futuro in cui i
tumori non si diagnosticheranno più; la vittoria avverrà limitandone l’
incidenza con la prevenzione primaria, con la diagnosi precoce e assicurando
una cura che affianchi ai farmaci citostatici anche nuove molecole target e
modifiche degli stili di vita dei pazienti».
Fonte:
Renato Torlaschi
doctornews33
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