(13-11-14) I benefici dello sport
Finora la sedentarietà è stata vista come uno stile di vita sbagliato caratteristico dei pigri che non muovono un passo se non strettamente necessario e la loro dose di attività fisica giornaliera è inferiore ai 30 minuti continuativi. Oggi il concetto cambia completamente. La sedentarietà diventa malattia e deve essere curata con l’unica terapia efficace. Lo sport. Lo afferma con convinzione il presidente della Federazione medici sportivi italiani (FMSI) Maurizio Casasco che lancia una provocazione al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «In epoca di bonus perché non riconoscerne uno per chi si iscrive in palestra? Attraverso il movimento si possono prevenire e correggere patologie gravi legate al sovrappeso. Dunque è un risparmio per il servizio pubblico sanitario. Un investimento».
I DATI
Quattro italiani su 10 dai 3 anni in su non praticano nessuna attività sportiva o fisica. Un altro 30% circa svolgono attività limitata, altrettanti sono gli sportivi veri e propri. Non basta. Quattro su dieci non fanno mai esercizio fisico. Non un piegamento, una camminata, una nuotata. Siamo i meno attivi d’Europa. «La sedentarietà conduce verso una vecchiaia in cattiva salute. Un processo inesorabile alla luce delle ultime scoperte», aggiunge Casasco. A risentirne sono i telomeri, le estremità dei nostri cromosomi che grazie a questa sorta di “tappi” vengono protetti e non perdono informazioni durante la fase della duplicazione. Più ci si muove più i cromosomi si allungano e rallentano il processo di invecchiamento. L’accorciamento eccessivo di questi minuscoli elementi negli individui con obesità equivale alla riduzione di circa 8,8 anni di vita. Un effetto peggiore del fumo. Altri benefici del movimento si misurano a livello cerebrale. Un attività aerobica, che evita di andare in debito di ossigeno, aiuta a mantenere la memoria e a restare dinamici in età avanzata. Secondo uno studio presentato da FMSI, con gli attuali livelli di pratica sportiva continuativa è possibile è prevenire circa 25.800 casi di malattia all’anno. «Noi pensiamo ai non atleti. Bisogna avviare un cambiamento culturale – dice Casasco – . I politici non hanno chiara la gravità di questo problema».
Fonte: www.corriere.it
5 novembre 2014 | 11:05
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