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Le ricerche di Gerona 2005

(06-12-14) Se l’iperuricemia diventa un nemico per il cuore







"Considerando la soglia attuale di rischio fissata in 6 milligrammi per decilitro di sangue si è dimostrato, che per ogni incremento di 1 milligrammo il rischio di complicanze cardiovascolari gravi cresce dal 9 al 26 per cento, con un parallelo incremento della mortalità e aumenta di oltre il 20 per cento il pericolo d'ictus". A dirlo è Claudio Borghi,Ordinario di Medicina Interna all'Università di Bologna e coordinatore del documento di consenso sulla revisione dei livelli di acido urico come fattore di rischio cardiovascolare. Secondo Borghi l'aumento di acido urico può anche accrescere il rischio di ipertensione arteriosa e danni renali, e quasi triplica la probabilità di diabete tanto che alcuni studi sperimentali suggeriscono che l'iperuricemia possa essere un fattore di rischio più temibile del colesterolo. Secondo l'esperto occorre sempre ricordare quanto è importante una valutazione attenta dell'uricemia. Secondo alcune ricerche, infatti, appena il 2 per cento della popolazione sa che cosa sia l'acido urico o l'ha mai misurato, mentre il 70 per cento di chi ha misurato almeno una volta l'uricemia non ripete il test più di una volta all'anno. Più attenzione a questo elemento, insomma, sottolineano gli esperti ricordando che sulle pareti vasali i meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi. "I cristalli che si depositano sulla parete dei vasi aumentano la possibilità di formazione della "placca" aterosclerotica, a cui contribuiscono anche i processi di sintesi dell'acido urico portando alla formazione di una grossa quantità di sostanze ossidanti che alterano l'endotelio della parete dei vasi rendendoli più suscettibili alla comparsa di aterosclerosi - ricorda Borghi".

Fonte: edott.it

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