(13-12-14) Quando la ricerca si rivela un falso
A leggere le cifre c'è davvero di che essere soddisfatti sul livello della ricerca biomedica italiana. Mediamente il nostro Paese, stando alle graduatorie dei lavori segnalati su Pubpeer, risulta al secondo posto in termini assoluti dopo gli Usa, ma sarebbe il primo in termini percentuali. A snocciolare queste cifre è Enrico Bucci, biologo napoletano, che proprio su Pubpeer - il sito che raccoglie segnalazioni anonime su potenziali errori o vere e proprie frodi presenti in articoli scientifici pubblicati su riviste di vario livello - sta conducendo un'indagine approfondita. Gli esiti dei suoi studi non sono certo edificanti. Addirittura c'è chi aggiunge ulteriore pepe ad un tema così significativo, visto che proprio dalle pubblicazioni in molti casi possono dipendere i fondi che arrivano ai vari centri di ricerca. Gerry Melino, docente di Biologia all'Università Tor Vergata di Roma, dice che "le frodi riguardano tra il 3 e il 5 per cento delle ricerche, salgono al 20 per cento se si considerano altre forme di violazione di standard scientifici, come la lettura favorevole dei dati". Peraltro, vale la pena di sottolineare come in Italia questo problema sia scarsamente perseguibile. Da noi non esiste un codice deontologico per le università né ci sono leggi specifiche per fronteggiare queste situazioni.
FONTE: edott.it
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