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Le ricerche di Gerona 2005

(09-01-15) Mortalità cardiaca in aumento nelle cardiopatie aritmiche e ipertensive



In che modo si è distribuita la mortalità complessiva per malattie cardiache tra i diversi sottogruppi di cardiopatie nel decennio compreso tra il 2000 e il 2010? Hanno provato a rispondere al quesito i ricercatori coordinati da Matthew Ritchey, epidemiologo dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, in un articolo pubblicato su un numero monotematico di Jama che tratta delle malattie cardiovascolari. «Nonostante la grande mole di informazioni disponibili sull’andamento nel tempo della mortalità complessiva per le patologie del cuore e delle coronarie, molto poco si sa circa le tendenze per i diversi sottogruppi di cardiopatie» esordisce il ricercatore, che assieme ai coautori dello studio ha analizzato i dati di mortalità contenuti nell’archivio informatico dei Cdc denominato Wonder, ovvero Wide-ranging Online Data for Epidemiologic Research, che contiene le informazioni sui certificati di morte provenienti da ogni stato dell’Unione. «Wonder mette le risorse informative dei Cdc a disposizione degli operatori sanitari, dei ricercatori e della popolazione, fornendo accesso a una vasta gamma di informazioni sulla salute pubblica» spiega Ritchey, sottolineando l’utilità del database nella ricerca sulla salute pubblica, nello sviluppo dei processi decisionali, nella definizione delle priorità, nella valutazione dei programmi preventivi diagnostico-terapeutici e nell'allocazione di risorse. I ricercatori hanno selezionato i decessi che si sono verificati nel periodo 2000-2010 tra i residenti negli Stati Uniti con età uguale o superiore a 35 anni e una causa di morte codificata come malattia coronarica, insufficienza cardiaca, cardiopatia ipertensiva, polmonare, valvolare, aritmica o altro. «Durante il decennio studiato ci sono stati 7.102.778 decessi per malattia cardiaca, con una diminuzione graduale dei tassi di mortalità annuale pari al 3,8% l’anno per cardiopatie in genere e al 5,1% per malattia coronarica» riprende l’epidemiologo, rilevando che la mortalità è invece aumentata dell’1,3% l’anno per cardiopatia ipertensiva e dell’1% per cardiopatia aritmica, calando per la maggior parte degli altri sottotipi. «Il tasso di cardiopatia ipertensiva, aumentato tra i bianchi non-ispanici e invariato tra i neri non-ispanici, risulta molto più elevato nel 2010 tra i neri non-ispanici rispetto alle altre etnie» sottolinea il ricercatore, precisando che nel 2010, coronaropatia esclusa, la principale causa di morte per cardiopatia nei soggetti fra 35 e 54 anni di età e tra quelli di 55-74 anni è stata la cardiopatia ipertensiva, con tassi rispettivamente del 12,1% e del 6,7%, mentre la principale responsabile dei decessi tra gli over 75 era lo scompenso di cuore con tassi di mortalità del 12,2%. «Nonostante la diminuzione generale dei decessi per cardiopatie, esistono ancora malattie di cuore con elevata mortalità, cosa che dovrebbe spingere politici e autorità sanitarie a sviluppare e applicare rigorose strategie per prevenire e curare in particolare alcuni sottotipi di cardiopatie tra cui la cardiopatia ipertensiva e quella aritmica» concludono gli autori.

FONTI:
JAMA. 2014 Nov 19;312(19):2037-2039. doi: 10.1001/jama.2014.11344
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