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Le ricerche di Gerona 2005

(19-01-15) Le disparità incidono moltissimo sulla sopravvivenza per cancro




Quando il cancro colpisce, anche la geografia è importante nel determinare le probabilità di sopravvivenza: uno studio pubblicato su Lancet da un gruppo di ricercatori diretto dall’epidemiologa italiana Claudia Allemani, della London school of hygiene & tropical medicine di Londra, conferma e quantifica le ampie differenze registrate tra paese e paese. Lo studio, Concord-2, è il più ampio mai condotto: i ricercatori hanno infatti analizzato i dati relativi a quasi 26 milioni di pazienti colpiti da uno dei dieci tumori più diffusi, e circa 75.000 bambini con diagnosi di leucemia linfoblastica acuta, raccolti tra il 1995 e il 2009 da 279 registri dei tumori di 67 paesi. Uno dei dati più significativi riguarda la leucemia infantile, principale tumore dell’infanzia, che quando colpisce in paesi come Giordania, Lesotho, Tunisia, Indonesia e Mongolia comporta una sopravvivenza media a 5 anni compresa tra il 16 e il 50%, rispetto ai valori attorno e oltre il 90% di Canada e Europa. In età adulta, fegato e polmone hanno la prognosi peggiore, con tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 20% anche nei paesi più sviluppati, mentre i tumori del seno e del colon-retto sono quelli che registrano il più marcato miglioramento negli ultimi anni in quasi tutti i paesi avanzati e in America del Sud. «I nostri risultati mostrano che in alcuni paesi il cancro è molto più letale che in altri, mentre nel ventunesimo secolo non dovrebbe esserci una differenza così drammatica nella sopravvivenza» commenta Allemani. «La maggior parte della variabilità nella sopravvivenza è probabilmente dovuta a fattori che possono essere modificati, come la disponibilità e la qualità dei servizi di diagnosi e di terapia». In un articolo di commento, Linda Harlan e Joan Warren del National cancer institute di Bethesda, sottolineano la necessità di mantenere ed estendere i registri di tumori, che sono invece a rischio alla luce dell’aumento delle controversie di tipo legale e regolatorio o legate alla confidenzialità dei dati e quindi al rispetto della privacy dei pazienti: «Non è chiaro che cosa si guadagnerebbe limitando l’accesso dei ricercatori a questi dati, mentre l’eventuale perdita per la società è molto chiara» spiegano.

Fonti:
doctornews33
The Lancet, Early Online Publication, 26 November 2014 doi:10.1016/S0140-673

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