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Le ricerche di Gerona 2005

(27-01-15) Ictus, maggiore il rischio nei pazienti istruiti



Scordare perché siamo entrati in una stanza o dove sono le chiavi della macchina è frustrante, ma secondo uno studio pubblicato su Stroke questi vuoti di memoria potrebbero, nei più istruiti, segnalare qualcosa in più di una banale distrazione. «In altri termini, le persone con educazione universitaria e disturbi di memoria potrebbero avere un aumentato rischio di ictus» esordisce Arfan Ikram dell'Erasmus University a Rotterdam, Olanda, coautore dell'articolo, che assieme ai colleghi ha seguito nel tempo una coorte di persone cercando segni rivelatori di un ictus incidente. Spiega il ricercatore: «Studi precedenti dimostrano che l'ictus provoca disturbi di memoria, e data la sottostante patologia vascolare dell'una e dell'altra condizione, ci siamo posti la domanda inversa: i disturbi di memoria potrebbero indicare un aumento del rischio di ictus?» Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), i quasi ottocentomila ictus ischemici o emorragici in USA causano circa 130.000 morti all'anno con un costo stimato di 36,5 miliardi di dollari. Ed è di estrema importanza iniziare il trattamento ai primi sintomi, cosa che aumenta notevolmente le possibilità di sopravvivenza. «Anche per questo la ricerca sui potenziali fattori di rischio permetterà, identificando le persone che hanno le maggiori probabilità di essere colpite da un ictus, di migliorare l'efficacia e la tempestività dell'eventuale terapia» osserva Ikram, che analizzando la coorte studiata ha scoperto che nelle persone con disturbi di memoria e istruzione superiore il rischio di ictus saliva del 39%. «I 9.152 partecipanti erano quelli del Rotterdam Study, un ampio trial osservazionale sullo stato di salute correlato a diversi fattori di rischio in corso dal 1990 tra gli adulti oltre i 55 anni residenti in un distretto di Rotterdam» prosegue il ricercatore. In primo luogo ciascun paziente ha completato un questionario specifico per i disturbi di memoria, sottoponendosi poi al Mini-Mental State Examination (Mmse), un test progettato per scoprire la presenza di deficit cognitivi. I partecipanti sono stati poi seguiti fino al 2012, periodo durante il quale sono stati registrati 1.134 ictus: 663 ischemici, 99 emorragici e 372 non specificati.
«Analizzando i dati abbiamo trovato un legame diretto tra perdita di memoria e aumento del rischio di ictus, ma aggiungendo i risultati dell'Mmse è emerso che le probabilità di venire colpiti da un ictus non aumentavano in presenza di normali funzioni cerebrali. «Ma dato il ruolo dell'istruzione nella perdita di memoria dimostrato nella demenza, abbiamo studiato anche in questo caso la stessa associazione suddividendo i pazienti in tre gruppi: livello di istruzione basso, intermedio e superiore, ovvero universitario» spiega Ikram. Ebbene, i laureati con disturbi di memoria avevano un rischio di ictus più alto degli altri di quasi il 40%. «Alla luce di questi risultati la ricerca futura dovrà includere i risultati della risonanza magnetica, così da verificare il ruolo predittivo della microvasculopatia cerebrale, un anello essenziale nel rapporto tra ictus e memoria» concludono gli autori.

Fonte:Stroke, 2014

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