(11-02-15) Chi lavora troppo rischia di eccedere con l'alcol
Lavorare oltre le 48 ore settimanali aumenta il rischio di eccessivo consumo di alcolici rispetto a seguire un orario normale, secondo uno studio pubblicato sul British medical journal. L'abuso di alcol è definito da un consumo settimanale che supera 14 drink, o unità alcoliche, per le donne e 21 negli uomini. «Per esempio, una lattina di birra da 330 millilitri (ml), un bicchiere di vino da 125 ml, un aperitivo alcolico da 80 ml o un bicchierino di superalcolico da 40 ml corrispondono ciascuno a un singolo drink» spiega Marianna Virtanen del Finnish institute of occupational health di Helsinki in Finlandia, coautrice dell'articolo. Al fine di proteggere salute e sicurezza dei lavoratori, la direttiva dell'Unione Europea sull'orario di lavoro (Euwt) garantisce nei paesi dell'UE il diritto di lavorare non oltre 48 ore a settimana, straordinari compresi. «Ma molte persone, tra cui dirigenti e professionisti, lavorano spesso più a lungo per ottenere maggiori risultati nonché avanzamenti di carriera e di stipendio» riprende la ricercatrice, ricordando che da studi precedenti emerge un legame tra ore lavorate e assunzione di alcolici, sostenuto tuttavia solo da piccole casistiche. «L'alcol allevia lo stress da superlavoro, ma il consumo eccessivo porta a difficoltà lavorative tra cui aumento di assenze, scarso rendimento, difficoltà di concentrazione e maggiore frequenza di infortuni sul lavoro» riprende l'autrice, che assieme ai colleghi ha verificato l'associazione tra ore di lavoro e uso di alcol in 18 studi prospettici. E i dati ottenuti parlano chiaro: tra coloro che lavorano tra 48 e 55 ore a settimana o addirittura di più, le probabilità di un consumo eccessivo di alcolici aumentano del 13% rispetto a quanto si osserva in coloro che invece segue l'orario normale di 35-40 ore settimanali. «Nessuna differenza è stata osservata tra uomini e donne oppure in base a età, status socio-economico o regione geografica in cui viene svolta l'attività lavorativa» puntualizza Virtanen. Anche se in termini assoluti la differenza tra gruppi è relativamente contenuta, gli autori sostengono che l'esposizione data dall'eccesso di lavoro a un rischio evitabile di malattie alcol-correlate quali patologie epatiche, cancro, ictus, malattia coronarica e disturbi mentali merita non solo un attento esame, ma sottolinea l'importanza della direttiva Euwt. «Il posto di lavoro è un luogo importante per prevenire l'abuso di alcol, dato che oltre la metà della popolazione adulta svolge un'occupazione» concludono i ricercatori. E secondo Cassandra Okechukwu, professore associato all'Harvard School of Public Health di Boston, Stati Uniti e autrice di un editoriale di commento, da questi risultati emerge con chiarezza che eccedere nel lavoro può portare milioni di persone a un eccessivo consumo di alcolici con maggiori rischi per la salute. «Per questo regolamentare le ore lavorative è un intervento di sanità pubblica che non possiamo permetterci di ignorare, date anche le crescenti pressioni per escludere una parte di lavoratori dalle norme vigenti in Europa e in altri paesi sviluppati» conclude la ricercatrice. Anche l'indagine appena pubblicata negli Stati Uniti dall'Americam medical association (Work/Life Profiles of Today's Physician) conferma che oltreoceano la maggioranza dei camici bianchi lavora tra 40 e 60 ore a settimana, ma circa uno su quattro le supera, e si attesta tra le 61 e le 80 ore a settimana.
FONTI:
BMJ 2015; 350:g7800. doi: 10.1136/bmj.g7800
Work/Life Profiles of Today's Physician
BMJ 2015; 350:g7772. doi: 10.1136/bmj.g7772
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