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Le ricerche di Gerona 2005

(16-02-15) Nell'Alzheimer la depressione spesso compare prima della demenza





Nelle persone che svilupperanno il morbo di Alzheimer, sintomi depressivi e altre modifiche comportamentali possono presentarsi prima che comincino i disturbi della memoria, secondo uno studio pubblicato online su Neurology, il periodico ufficiale dell'Accademia americana di neurologia. «Precedenti ricerche dimostrano che all'incirca il 90% delle persone con Alzheimer mostra sintomi comportamentali o psicologici come depressione, ansia e agitazione. Ma i nostri dati suggeriscono che tale sintomatologia può manifestarsi addirittura prima che compaia la demenza» esordisce Catherine Roe della Washington university school of medicine di St. Louis, Missouri, membro della American academy of neurology e coautrice dell'articolo. Allo studio hanno preso parte 2.416 persone di età media 50 anni che all'epoca della loro prima visita, avvenuta in uno dei 34 centri per lo studio e la cura della malattia di Alzheimer in tutto il paese, non avevano disturbi cognitivi. «I partecipanti sono stati successivamente seguiti per un massimo di sette anni, e 1.198 di loro sono rimasti normali dal punto di vista cognitivo, ovvero liberi da deficit mnemonici o di ragionamento, mentre 1.218 hanno sviluppato demenza» riprende la ricercatrice statunitense. E i dati raccolti indicano che i soggetti nei quali è comparsa la demenza nel corso dello studio hanno sviluppato sintomi come apatia, alterazioni dell'appetito, irritabilità e depressione prima di quanto abbiano fatto i soggetti rimasti liberi dall'Alzheimer. Per dirla in numeri, nel 30% delle persone che hanno manifestato segni di demenza erano già presenti disturbi depressivi rispetto al 15% di coloro che erano rimasti liberi da Alzheimer. «Ancora non sappiamo se la depressione è una risposta al processo fisiopatologico alla base dell'Alzheimer oppure il risultato delle modifiche avvenute a livello cerebrale» conclude Roe, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per identificare il rapporto tra le due condizioni.

FONTI:
Neurology. doi: 10.1212/WNL.0000000000001238
doctornews33

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