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Le ricerche di Gerona 2005

(18-02-15) E’ possibile resettare l’orologio biologico?



Immaginate di essere in grado di superare facilmente tutto il fastidio ed i problemi del jet lag o del lavoro durante il turno di notte. La scienza non è ancora in grado di arrivare a tanto, ma una recente ricerca ha aperto nuovi orizzonti terapeutici per il miglioramento della sincronizzazione dei diversi orologi biologici del corpo. I cambiamenti fisiologici nell’arco della giornata vengono regolati da un sistema circadiano che comprende un orologio centrale posizionato nelle profondità del cervello e molteplici altri che si trovano in diverse parti del corpo.
Lo studio ha coinvolto 16 volontari sani che sono stati esaminati in camere di isolamento temporale, ed i suoi risultati dimostrano per la prima volta che gli orologi biologici periferici che si trovano nei globuli bianchi possono essere sincronizzati tramite la somministrazione di glucocorticoidi. Dato che gli esseri umani sono essenzialmente creature diurne, passare una notte in bianco può disturbare seriamente tutti gli orologi biologici interni dell’organismo: si tratta di un fenomeno tutt’altro che innocuo, in quanto può portare ad un’elevata incidenza di vari problemi per la salute, come quelli metabolici o cardiovascolari ed anche alcuni tipi di tumore. Una singola terapia non può coprire tutti i problemi che si verificano a carico di ogni orologio biologico. Ad esempio, se usata in modo scorretto, la fototerapia può anche aggravare la situazione. I meccanismi tramite i quali gli orologi biologici periferici si adattano ai turni di notte nell’uomo non sono stati ancora completamente compresi, ma essi dipendono essenzialmente dall’orologio centrale.
I geni orologio sono presenti in ogni organo ed i glucocorticoidi sembrano svolgere un ruolo centrale nella trasmissione del segnale proveniente dal cervello. Dato che i globuli bianchi reagiscono a questo meccanismo, e che essi sono coinvolti nella reazione dell’organismo a vari patogeni, i ritmi biologici potrebbero svolgere un ruolo nel controllo della funzionalità immunitaria nei lavoratori notturni. Questo studio apre le porte a terapie innovative che potrebbero agire su diverse parti del sistema circadiano in modo che questi ritmi possano adattarsi a ritmi del sonno invertiti. Le possibili applicazioni riguardano viaggiatori, lavoratori notturni, pazienti che soffrono di disordini del sonno e del ritmo circadiano e persone affette da vari disordini psichiatrici.

FONTE:
 (The FASEB Journal online 2015, pubblicato il 16/1)
popularscience.it

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