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Le ricerche di Gerona 2005

(26-02-15) Diagnosi mediche: lavorando in coppia si sbaglia di meno




Lavorando in coppia gli studenti di medicina mostrano una maggiore accuratezza diagnostica nei casi simulati rispetto agli studenti che lavorano da soli, secondo le conclusioni di uno studio pubblicato su Jama. «Le diagnosi errate contribuiscono in maniera sostanziale agli errori medici prevenibili e dipendono in gran parte da imprecisioni cognitive dovute a loro volta a una difettosa sintesi dei dati clinici raccolti» spiega Wolf Hautz del Charite campus Mitte e Campus Virchow Klinikum a Berlino in Germania, che assieme ai colleghi ha esaminato l'effetto del lavoro in coppia o da soli sulla performance diagnostica tra gli studenti di medicina del quarto anno. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a lavorare singolarmente o in coppia, con il compito principale di valutare al computer in un'esercitazione simulata sei differenti casi di respirazione difficoltosa. Ogni caso è iniziato con un video di presentazione di un paziente tipo. Successivamente, gli studenti potevano scegliere, in qualsiasi ordine, fino a 30 test diagnostici, ma venivano invitati a essere più veloci e precisi possibile usando il minor numero di esami a disposizione. «I risultati degli esami richiesti sono stati presentati come informazioni cliniche del mondo reale sotto forma di suoni o immagini radiologiche» dice il ricercatore, spiegando che per completare un singolo caso i partecipanti dovevano scegliere tra 20 diagnosi diverse indicando il loro grado di fiducia nella risposta. «Degli 88 studenti reclutati, 28 hanno lavorato singolarmente e 60 in coppia» riprende l'autore, sottolineando che le coppie sono state significativamente più accurate dei singoli nella scelta di una diagnosi corretta: 68% contro 50%. E questo pur con paragonabili bagagli di conoscenza sull'argomento, e selezionando un numero uguale di esami diagnostici. «Le coppie necessitano di tempi diagnostici più lunghi, ma i test selezionati avrebbero preso meno tempo in un ambito clinico reale» osserva Hautz. E conclude: «Come già hanno dimostrato studi precedenti, la collaborazione contribuisce a correggere gli errori, colmare le lacune di conoscenza e contrastare i difetti ragionamento».

FONTI:
JAMA. 2015;313(3):303-304. doi:10.1001/jama.2014.15770
doctornews33

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