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Le ricerche di Gerona 2005

(16-03-15) Jogging sì ma leggero. Lo dice uno studio danese condotto su 5mila persone per 12 anni




Alle persone che fanno attività fisica la vita si 'allunga' almeno del 30% rispetto alle persone sedentarie. Ma qual è la quantità ideale di attività fisica per ottenere questi e altri benefici?
Le linee guida attuali suggeriscono di fare attività fisica moderata cinque giorni a settimana, ogni volta per mezz'ora circa ma la 'consacrazione' scientifica del jogging 'leggero' si deve ad uno studio recente pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (JACC).
Oltre 5mila persone - tutte in buona salute - hanno preso parte al Copenhagen City Heart Study e sono stati sottoposti ad una serie di domande sul tipo di attività fisica praticata da un gruppo di ricercatori del Frederiksberg Hospital di Copenhagen. Sono state così individuati 1.098 jogger abituali e 3.950 'non jogger' in buona salute e tutti sono stati seguiti a partire dal 2001, cioè per oltre 12 anni di follow up. Per tutti i jogger sono state annotate le ore di jogging praticate, la frequenza e la percezione individuale del passo e il risultato è stato sorprendente. E’ emerso, infatti, che i jogger più assidui avevano più probabilità di morire dei sedentari assoluti.
I jogger ‘leggeri’, invece, erano quelli che mostravano i più bassi tassi di mortalità. A voler essere precisi i soggetti con i più bassi tassi di mortalità sono quelli che fanno jogging da 1 a 2, 4 ore a settimana, non corrono oltre le tre volte a settimana e hanno un passo che va da lento a moderato (circa 8 Km/ora).
Nel corso dello studio, poi, sono stati registrati 28 decessi tra i jogger e 128 tra i sedentari e chi praticava sport era più giovane, aveva la pressione più bassa e un indice di massa corporea più contenuto; anche la prevalenza del diabete e del fumo è risultata minore tra gli ‘attivi’.
I risultati di questo studio dunque confermano quelli di studi precedenti e cioè che un’attività fisica troppo intensa e protratta fa più male che bene. Esiste una relazione tra attività fisica e stato di salute che descrive una curva ad ‘U’ ovvero l’esercizio fisico fino ad un certo punto fa bene, poi, superato un certo limite, danneggia. Tanto quanto l’essere dei sedentari completi.
Commento Dott. Sergio Lupo
Specialista in Medicina dello Sport
Fondatore e Responsabile del portale scientifico: "SPORT & MEDICINA" - www.sportmedicina.com
Si deve distinguere tra attività fisica competitiva e attività fisica moderata. L’atleta deve raggiungere un obiettivo legato alla prestazione e quindi i suoi carichi di lavoro sono elevati; chi pratica invece attività fisica per migliorare il proprio stato di salute ha come scopo quello di incrementare la propria efficienza fisica e diminuire il rischio di malattie.
L’attività più efficace per migliorare l’efficienza fisica (e quindi la funzionalità cardiaca e respiratoria) è sicuramente quella a bassa intensità: pochi sovraccarichi e conseguente miglioramento dei sistemi cardiocircolatorio e respiratorio.
Del resto una macchina di Formula 1, portata sempre ai massimi livelli di prestazione, si rompe molto più facilmente di una utilitaria, usata ad intensità sicuramente più “leggere”.
Quindi per migliorare il proprio stato di salute, sì allo sport, ma con moderazione (non tanto di durata quanto di intensità).

Fonti :
The Telegraph
thttp://magazine.paginemediche.it/it/365/il-punto-di-vista/medicina-dello-sport/detail_220900_jogging-si-ma-leggero-lo-dice-uno-studio-danese-condotto-su-5mila-persone-per-12-anni.aspx?c1=48

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