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Le ricerche di Gerona 2005

(17-03-15) Bere alcol in quantità moderata non preserva la salute



L'effetto protettivo del bere moderato è stato finora sopravvalutato? Sembra proprio di sì, almeno secondo uno studio pubblicato sul British medical journal, primo autore Craig Knott del Dipartmento di epidemiologia e sanità pubblica dell'University college London (Ucl), Regno Unito. «Gli eventuali benefici dell'alcol per la salute potrebbero essere limitati alle donne di età uguale o superiore a 65 anni, e anche in questo caso l'effetto benefico potrebbe essere stato esagerato dagli studi svolti» esordisce l'epidemiologo. L'elevato consumo di alcolici si associa a oltre duecento patologie acute e croniche, con costi annuali sociosanitari fino a 55 miliardi di sterline nel solo Regno Unito e più di tre milioni di decessi ogni anno nel mondo. Alcuni studi suggeriscono che, rispetto ai non bevitori, un consumo moderato può proteggere dalle malattie cardiovascolari e in termini di mortalità. Ma l'associazione resta controversa, e c'è chi sostiene che gli effetti protettivi degli alcolici siano stati esasperati da vizi di selezione o da fattori di confondimento non misurati. «Per non parlare della crescente preoccupazione riguardo al consumo di alcolici tra gli anziani e al rischio di disturbi alcol-correlati dovuti all'alterato metabolismo dell'alcol in età avanzata» rincara l'autore. Come risultato il Royal College of Psychiatrists raccomanda di ridurre nei due sessi dopo i 65 anni il consumo di alcol a un massimo di 11 unità alcoliche (UA) a settimana o 1,5 UA giornaliere. «Una lattina di birra da 330 millilitri (ml), un bicchiere di vino da 125 ml, un aperitivo alcolico da 80 ml o un bicchierino di superalcolico da 40 ml corrispondono ciascuna a una singola UA» spiega il ricercatore, aggiungendo che mancano dati a supporto di tali raccomandazioni. Per colmare la lacuna i ricercatori britannici, in collaborazione con i colleghi australiani dell'Università di Sydney, hanno esplorato l'associazione tra consumo di alcol e mortalità in diversi gruppi di età in una coorte di oltre quarantamila adulti suddivisi per sesso e classe di età: 50-64 anni e 65 anni o più. I partecipanti sono stati intervistati sia sul consumo medio settimanale sia su quello della giornata di maggiore uso di alcolici, aggiustando i risultati per fattori personali, socioeconomici e per lo stile di vita. In confronto a una coorte di coetanei astemi, l'effetto protettivo di un moderato consumo di alcolici era in gran parte limitati agli uomini di 50-64 anni che riferivano di bere 15-20 UA a settimana o 0,1-1,5 UA nel giorno di maggior consumo, e alle donne di 65 anni e più che bevevano 10 UA o meno a settimana. «Poca o nessuna protezione è stata osservata negli altri gruppi» riprende l'autore, sottolineando che questi dati non supportano l'introduzione di specifici limiti di età in termini di effetto protettivo degli alcolici. E in un editoriale di commento l'australiano Mike Daube della Curtin University scrive: «A giudicare da questi risultati è poco probabile che l'assunzione di alcol offra benefici per qualsiasi età e quantità. I consigli su come mantenersi in salute dovrebbero venire solo dalle autorità sanitarie, e l'industria delle bevande alcoliche dovrebbe rimuovere dal materiale informativo i riferimenti ingannevoli ai benefici per la salute di quanto da loro prodotto».

FONTI:
BMJ 2015;350:h407 doi: 10.1136/bmj.h407
BMJ 2015;350:h384 doi: 10.1136/bmj.h384 

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