(18-03-15) Linee guida sui grassi nella dieta, uno studio le mette in discussione
Uno studio recentemente pubblicato su Open heart mette in discussione le raccomandazioni presenti da decenni nelle linee guida Usa e Uk sulle dosi di grassi saturi e insaturi da includere nella dieta per prevenire le malattie cardiovascolari. «Le indicazioni alimentari sul consumo di grassi sono state introdotte per 220 milioni di statunitensi e 56 milioni di cittadini britannici dal 1983 senza il supporto di prove derivate da studi clinici randomizzati e controllati» afferma lapidaria Zoë Harcombe, della University of the West of Scotland di Hamiltonn nel Regno Unito e prima autrice dell'articolo, riferendosi alle linee guida introdotte in Usa nel 1977 e in Gran Bretagna nel 1983 allo scopo di ridurre le coronaropatie riducendo il consumo di grassi. Queste le principali raccomandazioni sui grassi nella dieta: ridurre il consumo totale di grassi a non più del 30% dell'introito energetico totale e ridurre il consumo di grassi saturi al 10% dell'introito energetico totale. «Entrambi i documenti sottolineavano che le prove a sostegno delle raccomandazioni non erano conclusive e noi abbiamo ipotizzato che i dati disponibili al momento della stesura di tali linee guida non fossero in grado di supportare le raccomandazioni sul consumo di grassi per ridurre il rischio di coronaropatie» continua l'autrice che, per dimostrare questa ipotesi, assieme ai suoi colleghi ha portato a termine una meta-analisi degli studi randomizzati e controllati sull'argomento pubblicati entro il 1983. Sono stati identificati 6 studi che prevedevano interventi alimentari mirati su un totale di 2.467 uomini. «Pochi i soggetti analizzati, tra l'altro tutti di sesso maschile, e in 5 studi su 6 già affetti da patologie cardiovascolari dal momento che, tranne uno, tutti gli studi identificati si proponevano l'obiettivo della prevenzione secondaria» precisa Hartcombe. I risultati sembrano confermare l'ipotesi iniziale degli autori: nessuna differenza tra il gruppo "intervento" e quello "controllo" nella mortalità per tutte le cause e differenze non significative nella mortalità cardiovascolare. Inoltre la riduzione del colesterolo, significativamente più marcata nel gruppo intervento, non si è tradotta in una riduzione della mortalità e, infine, nessuna delle raccomandazioni è stata testata prima di essere diffusa alla popolazione. «Non solo gli esperti dovrebbero modificare le raccomandazioni sul consumo di grassi, ma anni fa non avrebbero dovuto pubblicarle» conclude l'autrice. Ma in un editoriale di commento, Rahul Bahl del Royal Berkshire NHS Foundation Trust, smorza i toni. «È vero che le prove a sostegno delle raccomandazioni erano molto limitate, ma ciò non significa che i fattori di rischio identificati non siano dei reali fattori di rischio».
Fonti:
Open Heart 2015;2:e000229. doi:10.1136/openhrt-2014-000229
Open Heart 2015;2:e000196. doi:10.1136/openhrt-2014-000196
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