(26-03-15) La sopravvivenza al cancro migliora, specie nei più giovani
Secondo uno studio pubblicato su Jama Oncology, nei pazienti con tumore del colon-retto, della mammella, della prostata, del polmone e del fegato la sopravvivenza è migliorata, specie tra i più giovani. «Il cancro resta tra le principali cause di morte negli Stati Uniti e in molti altri paesi, anche se nel corso degli ultimi decenni sono stati fatti significativi progressi in chirurgia, radioterapia, chemioterapia e terapie mirate. Progressi che, assieme a quelli fatti nello screening e in campo diagnostico, hanno portato a miglioramenti costanti nella sopravvivenza» spiega Wei Zhengdel Vanderbilt Cancer Center a Nashville in Tennessee, che assieme ai coautori ha analizzato i dati di follow-up su vari tipi di cancro raccolti tra il 1990 e il 2010 in oltre un milione di malati inclusi nei registri tumori del National Cancer Institute Surveillance, Epidemiology and End Results (SEER). E i risultati indicano che il miglioramento della sopravvivenza è maggiore nei giovani rispetto agli anziani: per esempio, i soggetti fra 50 e 64 anni con diagnosi di tumore del colon-retto fatta tra il 2005 e il 2009 avevano un rischio di morte minore del 43% rispetto ai coetanei nei quali il cancro era stato scoperto dal 1990 al 1994. «Dati analoghi emergono tra i pazienti con cancro mammario, epatico e alla prostata» riprende il ricercatore, sottolineando che negli anziani l'accrescimento della sopravvivenza osservato nell'ultimo ventennio è stato meno rapido, specie nei tumori in cui si sono verificati i maggiori progressi di diagnosi e cura nel periodo di studio: colon-retto, mammella e prostata. «Viceversa, la differente etnia dei pazienti svolge un ruolo significativo in termini di sopravvivenza solo nel cancro ovarico» aggiunge Zheng, puntualizzando inoltre che gli afroamericani affetti da carcinoma prostatico hanno avuto miglioramenti maggiori della sopravvivenza rispetto ai bianchi. «I nostri dati suggeriscono che le differenze di età e di etnia osservate in termini di sopravvivenza delle ultime due decadi possono essere spiegate, almeno in parte, da differenze di trattamento nelle diverse sottopopolazioni» concludono gli autori.
Fonti:
JAMA Oncol 2015. doi:10.1001/jamaoncol.2014.161
http://oncology.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2118568
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