Seguici su acebook facebook Cerca nel sito:

Le ricerche di Gerona 2005

(29-03-15) Pancreas. Per la prima volta la risonanza magnetica ‘vede’ i segnali del diabete di tipo 1


Uno studio pilota su 11 pazienti diabetici ha ‘fotografato’, attraverso imaging a risonanza magnetica, l’infiammazione nel pancreas alla base del diabete di tipo 1. Un risultato che potrebbe aiutare a sviluppare metodi per fermare la progressione della malattia. Lo studio* è su Proceedings of the National Academy of Sciences  

Una nuova metodica basata sull’imaging a risonanza magnetica (MRI) ha permesso di ‘fotografare’, nel pancreas, l’infiammazione che è alla base del diabete di tipo 1: con questa analisi, dunque, si potrebbe ottenere un’immagine dello stato della malattia nelle sue primissime fasi. Lo afferma una ricerca condotta dal Joslin Diabetes Center, a Boston negli Stati Uniti, e pubblicata* sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Nello studio pilota, i ricercatori hanno preso in considerazione 11 pazienti che avevano appena ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 1 e con anticorpi anti-pancreas (diretti contro il pancreas): la presenza di tali anticorpi dimostra che le cellule beta, produttrici di insulina, si trovano ‘sotto attacco’ dell’infiammazione. Gli 11 pazienti diabetici sono stati messi a confronto con 10 partecipanti sani, senza storia familiare di diabete.
In generale, autoimmunità e infiammazione sono i due motori del diabete, mediante i quali il pancreas e le cellule beta vengono ‘colpite’, portando potenzialmente allo sviluppo della malattia.  
“Molte persone possiedono la variante genetica che le pone a rischio di svilupparla”, ha spiegato Jason Gaglia, del Joslin Diabetes Center, uno dei due primi autori del paper. “Alcune sviluppano autoimmunità, ma solo un ristretto numero sviluppa la malattia”. Inoltre “soltanto il 5% dei parenti di primo grado di un individuo diabetico manifesterà la malattia”.
Gli autoanticorpi (anticorpi anti-pancreas) possono rivelare se il sistema immunitario di un paziente ha attaccato il pancreas: tuttavia, questo non sempre avviene, spiegano i ricercatori, dunque non sempre essi rappresentano dei buoni marcatori predittivi dello sviluppo individuale di questo tipo di diabete. Proprio per questa ragione, il team ha studiato il metodo alternativo dell'imaging per verificare la presenza di tale attacco.
Inoltre, talvolta accade che si allunghino i tempi necessari ad individuare la terapia adeguata per rallentare la progressione della malattia nel paziente che presenta un’infiammazione pancreatica. Questa metodica, spiegano i ricercaori, potrebbe in futuro essere d’aiuto in questo processo.
 
Per effettuare la MRI, è stata utilizzato il Ferumoxytol (i ricercatori sottolineano che il produttore, AMAG Pharmaceuticals, non è coinvolto nello studio): si tratta di una nanoparticella rivestita di ferro approvata dalla Fda, l’ente regolatorio statunitense, come terapia sostitutiva del ferro. Questa molecola passa dai vasi sanguigni nelle aree dell’infiammazione, dove viene ‘presa’ da cellule immunitarie chiamate macrofagi che la convogliano nei siti dell’infiammazione. La quantità di ferro presente era pari a circa un quarto rispetto a quella impiegata per la terapia sostitutiva, ha sottolineato Jason Gaglia.
Nei pazienti diabetici, le immagini mostrano chiaramente un accumulo di Ferumoxitol nei punti in cui è presente l’infiammazione, assente invece nei partecipanti sani. Si tratta di un risultato “mai mostrato prima d’oggi”, prosegue il ricercatore, mettendo in luce il fatto che tali raccolte di questo composto sono disomogenee all'interno del pancreas e differiscono da paziente a paziente, a dimostrazione  della presenza di variazioni del tutto individuali.
Gaglia evidenzia che questa tecnica di imaging per il momento deve essere utilizzata soltanto nell’ambito della ricerca, illustrando però che tale risultato potrebbe in futuro essere d’aiuto nell’identificazione dei soggetti con autoimmunità con maggior rischio di sviluppare il diabete 1 e dunque classificare sottogruppi di pazienti che potrebbero beneficiare di strategie terapeutiche mirate.
 
FONTI:
Viola Rita
 
*Jason L. Gaglia, Mukesh Harisinghani, Iman Aganj, Gregory R. Wojtkiewicz, Sandeep Hedgire, Christophe Benoist, Diane Mathis, Ralph Weissleder. Noninvasive mapping of pancreatic inflammation in recent-onset type-1 diabetes patients. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2015; 201424993 DOI: 10.1073/pnas.1424993112

quotidianosanità.it

News

  • (30-08-2018) The electronics in fluorescent bulbs and light emitting diodes (LED), rather than ultraviolet radiation, cause increased malignant melanoma incidence in indoor office workers and tanning bed users

    Leggi tutto

  • (30-08-2018) Mitocondri e peso forma

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Stroke now impacting younger patients as a result of the obesity epidemic; 4 in 10 are now aged 40-69

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Perdere peso non vuol dire perdere osso!

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Brain cholesterol: long secret life behind a barrier.

    Leggi tutto

  • (29-08-2018) Stile di vita sano? Si può, basta usare la fantasia

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Top 10 medical treatments that can make you SICKER than before you took them

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Meno ansia - C’è una associazione tra dieta e disturbi mentali?

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Dietary curcumin supplementation attenuates inflammation, hepatic injury and oxidative damage in a rat model of intra-uterine growth retardation.

    Leggi tutto

  • (22-08-2018) Dopo la gravidanza - Una dieta a basso indice glicemico se serve perdere peso

    Leggi tutto

  • (21-08-2018) Sleep Disturbances Can Be Prospectively Observed in Patients with an Inactive Inflammatory Bowel Disease.

    Leggi tutto

  • (21-08-2018) Anche i neo-papà soffrono della depressione post partum

    Leggi tutto


In evidenza

"L'informazione presente nel sito serve a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente."

Per coloro che hanno problemi di salute si consiglia di consultare sempre il proprio medico curante.

Informazioni utili