(17-04-15) Attività fisica preserva il movimento negli anziani nonostante i danni cerebrali
Secondo uno studio pubblicato su Neurology l'attività fisica mantiene il movimento negli anziani, nonostante il decadimento cognitivo. Molte persone in là con gli anni hanno danni cerebrali età-correlati evidenti alla risonanza magnetica come zone di iperintensità della sostanza bianca. «Un danno contenuto è compatibile con l'età, ma se le aree danneggiate sono estese, tale condizione può associarsi a una perdita delle capacità di movimento come la progressiva difficoltà alla deambulazione» afferma Debra Fleischman del Rush University Medical Center di Chicago, che assieme ai colleghi ha scoperto che nelle persone anziane impegnate a svolgere attività fisica il danno cerebrale, anche se esteso, non si associa una riduzione del movimento. «Risultati che sottolineano l'importanza di promuovere uno stile di vita attivo nelle persone anziane per prevenire disabilità motorie» aggiunge la ricercatrice, spiegando che l'attività fisica potrebbe creare un vero e proprio cuscinetto di protezione che preserva le abilità motorie dagli effetti del danno cerebrale età-correlato. Lo studio ha coinvolto 167 persone, età media di 80 anni, che per una decina di giorni hanno indossato monitor di movimento per misurare sia l'esercizio fisico svolto sia il tempo passato a riposo. I dati raccolti sono stati incrociati con i risultati delle scansioni di risonanza magnetica eseguite per misurare il grado di iperintensità della sostanza bianca cerebrale. E rispetto a chi svolgeva attività da moderata a scarsa, i soggetti che raggiungevano livelli elevati di movimento, equivalenti a camminare a una velocità di circa 4 chilometri all'ora per 1,5 ore giornaliere, non modificavano il grado di attività neppure in presenza di danni cerebrali rilevanti. «Viceversa, gli anziani al 50° percentile con danni cerebrali riducevano in modo significativo i livelli di movimento misurati dagli accelerometri» riprende l'autrice, osservando che in questo caso il calo di attività era inversamente proporzionale all'iperintensità della sostanza bianca. Conclude Fleischman: «Per ora questi dati dimostrano solo un'associazione tra attività fisica, capacità di movimento e danno cerebrale età-correlato. Servono ulteriori studi per verificare la presenza di un nesso causa effetto e capirne le ragioni».
SOURCES:
Neurology 2015. doi: 10.1212/WNL.0000000000001417
http://www.neurology.org/content/early/2015/03/11/WNL.0000000000001417.abstract
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