(19-04-15) Le nuove linee guida aprono alle uova riabilitando il colesterolo alimentare
Per decenni le linee guida hanno raccomandato di limitare i grassi, ma adesso il governo degli Stati Uniti sembra cambiare idea, adeguandosi alle nuove scoperte scientifiche. Ogni cinque anni, infatti, l'U.S. Department of Health and Human Services e l'U.S. Department of Agriculture incaricano il Dietary Guidelines Advisory Committee (Dgac), un gruppo di esperti nutrizionisti, di aggiornare le linee guida governative sull'alimentazione, ovvero le Dietary Guidelines for Americans. E nell'edizione 2015, resa pubblica in forma preliminare lo scorso dicembre, il Dgac afferma che il consumo di colesterolo alimentare non è più da considerarsi a rischio. Affermazione ben diversa da quanto indicato nelle linee guida del 2010, in cui si invitava a non consumare più di 300 milligrammi al giorno di colesterolo alimentare. La nuova bozza delle raccomandazioni Dgac verrà ora sottoposta agli esperti del Dipartimento della Sanità e dell'Agricoltura statunitensi, e se approvata sarà pubblicata in forma definitiva entro fine anno.
Il documento non modifica la sua posizione nei confronti del colesterolo Ldl, ancora considerato una grave minaccia cardiovascolare, ma ridimensiona l'influenza dell'alimentazione sull'aumento dell'Ldl, determinato in gran parte da fattori genetici. Solo il 20% del colesterolo sarebbe infatti legato all'introito alimentare secondo il Dgac, che ha dunque rimosso dall'edizione 2015 delle Dietary Guidelines for Americans le limitazioni sul colesterolo alimentare. «Limitazioni rimaste per molti anni un pilastro di queste e di altre linee guida, comprese quelle dell'American Heart Association fin dal 1960, e la cui revoca riflette un importante cambiamento nella visione scientifica del colesterolo che ha avuto luogo negli ultimi anni» sottolinea Alice Lichtenstein, vicepresidente del Dietary Guidelines Advisory Committee. Il punto è che, sebbene gli elevati valori circolanti di colesterolo siano ancora considerati un fattore di rischio importante, quello di provenienza alimentare sembra invece svolgere un ruolo relativamente poco significativo nel determinare i livelli di colesterolemia.
«Cosa che non giustifica l'esclusione delle uova dall'alimentazione delle persone con livelli elevati di colesterolo» riprende la ricercatrice, che dirige il Cardiovascular Nutrition Laboratory della Tufts University di Medford in Massachusetts. Dagli studi più recenti emerge che un uovo contiene oggi 185 milligrammi di colesterolo, con livelli di vitamina D aumentati addirittura del 65%. Per non parlare dei circa 7 grammi di proteine contenute in ogni uovo, delle quali 5 nell'albume e 2 nel tuorlo, con grassi che per la maggior parte sono mono- e polinsaturi e quindi non dannosi per la salute. È quindi giusto raccomandare nella dieta quotidiana la presenza delle uova, ora considerate dagli esperti una pillola di buona salute in poco meno di 80 calorie. «La decisione è corretta. A sbagliare sono state, per decenni, le linee guida precedenti» aggiunge Lichtenstein. E conclude: «Probabilmente anche il consiglio di ridurre i grassi saturi e l'apporto di sale potrebbe non essere più di grande attualità, ma a questo proposito nessun cambiamento di rilievo è previsto nelle nuove linee guida».
FONTI:
Office of Disease Prevention and Health Promotion - Dietary Guidelines for Americans 2015
doctornews33
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