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Le ricerche di Gerona 2005

(10-05-15) Diabete e uso ripetuto di antibiotici: un legame a doppio filo




L'uso ripetuto di antibiotici può aumentare il rischio di diabete di tipo 2, secondo uno studio pubblicato su European Journal of Endocrinology. I ricercatori, coordinati da Yu-Xiao Yang dell'Università di Pennsylvania, hanno analizzato i dati di un milione di persone nel Regno Unito scoprendo che nei soggetti cui erano stati prescritti almeno due cicli di quattro tipi di antibiotici diversi, penicilline, cefalosporine, chinoloni e macrolidi, le probabilità di sviluppare diabete aumentavano in modo direttamente proporzionale agli antibatterici assunti. Per dirla in numeri, da due a cinque cicli di penicillina aumentavano il rischio dell'8%, e più di cinque cicli del 23%. Viceversa, da due a cinque cicli di chinoloni aumentavano le probabilità di diventare di diabetici del 15%, che arrivavano al 37% per oltre cinque cicli. «I tassi maggiori di diabete associato ad antibiotici sono emersi aggiustando i dati per altri fattori di rischio del diabete come l'obesità, il fumo, le malattie cardiache e le infezioni» aggiunge Yang, sottolineando che sebbene lo studio non fosse progettato per verificare un nesso causa-effetto, una modifica nella biodiversità batterica intestinale potrebbe spiegare il legame tra antibiotici e rischio di diabete. «Tant'è che il microbiota influenza i meccanismi alla base dell'obesità, dell'insulino-resistenza e diabete in modelli umani e animali, e precedenti ricerche dimostrano che gli antibiotici possono alterare l'ecosistema digestivo» prosegue il ricercatore, sottolineando che la presenza di batteri in un distretto corporeo può contribuire allo sviluppo di uno stato infiammatorio in un altro, come dimostra per esempio la connessione tra gengivite e malattie cardiache. Cosa che secondo gli autori non impedisce di pensare come un simile legame possa esistere anche tra diabete e microbiota intestinale. «L'uso eccessivo di antibiotici è un problema in tutto il mondo, come anche la resistenza batterica, e questi risultati sono importanti non solo per comprendere lo sviluppo del diabete, ma come avvertimento per ridurre i trattamenti antibatterici inappropriati» conclude Yang.

FONTI: Eur J Endocrinol. 2015. doi: 10.1530/EJE-14-1163
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