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Le ricerche di Gerona 2005

(11-05-15) Inutili i test cardiaci da sforzo e a riposo su adulti asintomatici a basso rischio






Troppi esami cardiologici inutili. I medici dovrebbero esimersi dal praticare screening per malattie cardiache in soggetti asintomatici a basso rischio mediante test da sforzo e a riposo eseguiti con elettrocardiografia (Eeg), ecocardiografia o esame scintigrafico della perfusione miocardica. A sostenerlo, sulle pagine degli "Annals of internal medicine", è una task force dell'American college of physicians (Acp) coordinata da Roger Chou, dell'Oregon health & science university di Portland (Usa). Chou e collaboratori hanno redatto una revisione narrativa basandosi su review sistematiche, linee guida e articoli incentrati su utilità, benefici e danni causati dallo screening cardiaco negli adulti a basso rischio. Intendiamoci: gli esami sopracitati non vengono messi in discussione se prescritti a soggetti ad alto rischio, potendo rivelare reperti inattesi e consentendo approfondimenti diagnostici «ma il loro uso inappropriato su adulti a basso rischio» sottolineano gli autori «è stato identificato da svariate società professionali come un'importante area di uso eccessivo». È il grande tema dell'appropriatezza, che da qualche anno, dopo un inizio quasi contrastato, si è sviluppato fino ad estendersi in Canada e in Europa, complice la crisi economica globale che impone un uso molto attento delle risorse. «Lo screening cardiaco non ha dimostrato di migliorare l'outcome di questi pazienti» evidenziano i componenti della task force Acp. «Per di più risulta associato a danni potenziali dovuti ai falsi positivi che possono portare a conseguenti esami e interventi potenzialmente inutili. I test da sforzo e a riposo risultano con tutta probabilità inefficaci negli adulti a basso rischio di coronaropatia considerando la sua bassa prevalenza e il limitato valore predittivo di tali esami in questa popolazione, oltre alla ridotta possibilità che reperti positivi possano influire sulle decisioni terapeutiche». "Non si corre però il rischio opposto di sottovalutare i rischi?" verrebbe da chiedersi. «In questi soggetti» rispondono indirettamente gli autori «i clinici dovrebbero focalizzarsi sulle strategie che attenuano il rischio cardiovascolare attraverso il trattamento dei fattori di rischio modificabili (quali fumo, diabete, ipertensione, iperlipidemia e sovrappeso) e incoraggiando salutari livelli di esercizio fisico».

FONTI:
Arturo Zenorini
Ann Intern Med, 2015;162(6):438-47.
doctornews33

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