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Le ricerche di Gerona 2005

(17-05-15) L’UTILIZZO DEGLI OMEGA-3 NELL’IPERTRIGLICERIDEMIA HA DEI VANTAGGI RISPETTO AD ALTRE TERAPIE?


Gli omega-3 determinano una riduzione dei trigliceridi plasmatici che è dose dipendente: sino a 3000 mg/die: questo avviene per la riduzione della sintesi e secrezione epatica delle VLDL.
Tale effetto è più marcato in presenza di ipertrigliceridemia basale. La metanalisi di numerosi studi di intervento ha permesso di rilevare che l’effetto degli omega-3 sulla lipidemia è dose dipendente: una riduzione significativa della trigliceridemia si osserva in genere con un dosaggio pari o superiore a 3 g al giorno (1).
L’effetto sulla riduzione dei trigliceridi sembra essere simile a quello ottenibile con altri farmaci; tuttavia la loro azione va oltre la semplice riduzione dei trigliceridi (2) e di conseguenza il vantaggio che si può avere a livello cardiovascolare è ben superiore, in quanto vanno ad agire su molti altri fattori che potenzialmente possono migliorare l’assetto cardiovascolare globale dell’individuo ben oltre il semplice calo dei trigliceridi(3).
I meccanismi mediante i quali gli acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 esercitano effetti protettivi a livello cardiovascolare sono sia funzionali che metabolici: essi, oltre a determinare un’ipotrigliceridemia, determinano una maggiore fluidità di membrana, migliorano la funzione endoteliale, modulano l’aggregazione piastrinica e riducono la trombosi, stabilizzano le lesioni ateromasiche, riducono la pressione arteriosa e sono dotati di una significativa azione di tipo antiaritmico.
Lo studio di intervento “GISSI-Prevenzione” è stato condotto in 172 centri cardiologici italiani su più di 11.000 pazienti sopravvissuti ad infarto miocardico: al termine del periodo di studio il trattamento con omega-3 si è dimostrato efficace nella riduzione del 10-15% dell’incidenza della mortalità per infarto del miocardio, e del 40% della morte improvvisa.
I benefici degli omega-3 in prevenzione cardiovascolare sono stati oggetto di una metanalisi pubblicata su JAMA (2). L’effetto antiaritmico è evidente già a livelli di assunzione ottenibili con il consumo regolare di alimenti naturalmente ricchi in omega-3, con la conseguente riduzione del rischio di morte improvvisa e di eventi coronarici fatali già dopo alcune settimane. Con dosi più elevate si possono ottenere altri effetti clinici rilevanti (riduzione dei trigliceridi e del rischio di trombosi) che richiedono però tempi più lunghi di assunzione (mesi/anni).
SI,
PERCHÉ HANNO EFFETTO SULLA RIDUZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE GLOBALE E SULLA MORTE IMPROVVISA
BIBLIOGRAFIA
1. Hartweg J, Farmer AJ, Homan RR, et al. Potential impact of omega-3 treatment on cardiovascular disease in type 2 diabetes. Curr Opin Lipidol 2009;20:30-8.
2. Mozaffarian D, Rimm EB. Fish intake, contaminants, and human health: evaluating the risks and the benefits. JAMA 2006;296:1885-99.
3. Calder PC. n-3 Fatty acids and cardiovascular disease: evidence explained and mechanisms explored. Clin Sci (Lond) 2004;107:1-11.
4. Marchioli R, Barzi F, Bomba E, et al.; GISSI-Prevenzione Investigators. Early protection against sudden death by n-3 polyunsaturated fatty acids after myocardial infarction: time-course analysis of the results of the Gruppo Italiano per lo Studio della Sopravvivenza nell’Infarto Miocardico (GISSI)-Prevenzione. Circulation 2002;105:1897-903.

FONTE:
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