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Le ricerche di Gerona 2005

(23-05-15) Quei pericoli comuni per cancro, diabete e malattie cardiovascolari



Spesso gli specialisti che si occupano di tumori, diabete e patologie cardiovascolari si concentrano su prevenzione, diagnosi e terapia della malattia in cui sono esperti. Ma il numero di malati che soffrono di questi disturbi è in crescita continua in tutto il mondo e appaiono sempre più evidenti i legami che dimostrano un terreno comune fra le varie patologie. «Fumo, alimentazione scorretta, scarsa attività fisica, consumo di alcolici e obesità sono fattori di rischio che espongono a maggiori probabilità di ammalarsi di moltissimi tumori, di diabete e di un lungo elenco di danni all’apparato cardiovascolare» ha fatto notare durante il recente congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR) Tim Byers, direttore dell’Unità di Prevenzione Oncologica del Cancer Center della University of Colorado. Il messaggio era in particolare rivolto a ricercatori e medici, con un appello anche a tulle le persone comuni «perché si convincano che con una manciata di semplici comportamenti corretti potrebbero tenere alla larga le più frequenti e letali malattie».
I CHILI DI TROPPO: UN NEMICO PUBBLICO MORTALE 
L’argomento è stato oggetto di una delle principali sessioni del convegno annuale dell’AACR, conclusosi nei giorni scorsi a Philadelphia, dove sono state ricordate alcune statistiche significative: «La World Cancer Research Foundation – ha detto Byers – ha concluso che l’obesità è uno dei più importanti fattori di rischio oncologico e negli Stati Uniti causa circa il 20 per cento dei tumori che colpiscono seno, esofago, colon, rene, endometrio, pancreas e cistifellea. I chili in eccesso, però, sono anche riconosciuti come i maggiori responsabili di diabete e patologie cardiovascolari, a cui sono imputabili (secondo le stime della World Heart Federation), il 58 per cento dei casi di diabete di tipo 2 e il 21 per cento delle cardiopatie ischemiche (fra cui infarti, trombosi, aneurismi e le malattie cerebrovascolari come l’ictus)». Sovrappeso, obesità e sindrome metabolica (una condizione che comprende valori elevati di circonferenza dell’addome, ipertensione, trigliceridi e glicemia) portano a uno stato d’infiammazione cronica che scatena una serie di reazioni a catena con effetti nocivi gravi sul cuore e su tutto il nostro organismo, tanto da favorire lo sviluppo di diabete e varie forme di cancro. 
SPAVENTOSI NUMERI ITALIANI 
Le stime statunitensi sono sovrapponibili alla situazione italiana, dove purtroppo stando agli ultimi dati Istat più di un terzo della popolazione adulta è in sovrappeso, una persona su dieci è obesa e la metà dei bambini ha dei chili di troppo. Sono poi 3,7 milioni gli italiani con una diagnosi di diabete e, secondo la Società italiana di diabetologia, oltre 1 milione quelli che non sanno di averlo: in totale quindi la malattia metabolica colpisce 5 milioni circa di connazionali, più o meno uno su 12. Quanto ai tumori, studi alla mano, con una giusta prevenzione si sarebbero potute evitare oltre 146mila delle 365mila nuove diagnosi oncologiche registrate nel 2014 in Italia. Infine, le malattie cardiovascolari, che rappresentano ancora la principale causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 44 per cento di tutti i decessi. «Il sovrappeso è un problema dilagante in molti Paesi ed è strettamente connesso a sedentarietà e cattiva alimentazione – hanno concluso gli esperti presenti al convegno -. Proprio come il fumo e l’eccessivo consumo di alcolici dà il via a un circolo vizioso che favorisce l’insorgenza di tumori, malattie cardiovascolari e diabete, le principali cause di morte nel mondo. I ricercatori dovrebbero studiare meglio questi legami, comprese le cause genetiche, perché confrontando e unendo le scoperte fatte nelle singole specialità (oncologia, cardiologia, diabetologia) si potrebbero ottenere risultati migliori, fare scoperte in tempi più brevi. Mentre i medici dovrebbero sempre tenere presente la rete complessa di relazioni fra le varie malattie, per curare al meglio i loro pazienti e per avere maggiori probabilità di prevenirle».

Fonte: Www.corriere.it

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