(21-06-15) Una bevanda dolce in meno ogni giorno per ridurre sensibilmente il rischio di ammalarsi di diabete
Nulla è meglio dell’acqua quando si ha sete. E per una pausa di relax, sì a tè o caffè a patto che siano senza zucchero. Insomma, meglio non abituarsi a gusti troppo dolci, perché uno studio da poco pubblicato sulla rivista Diabetologia ha dimostrato che basta sostituire quotidianamente con acqua, tè o caffè “al naturale” una bevanda edulcorata qualsiasi, dalla bibita in lattina all’espresso con lo zucchero, per ridurre dal 14 al 25 per cento il rischio di diabete.
IL RISCHIO DI DIABETE SCENDE DEL 14 PER CENTO
Un consiglio pratico e semplice, che arriva dall’analisi delle abitudini alimentari di oltre 20 mila ultraquarantenni, seguiti più di 11 anni nello studio inglese EPIC-Norfolk: stando ai dati raccolti, al crescere delle calorie quotidiane introdotte con bibite dolcificate aumenta in parallelo la probabilità di ammalarsi di diabete. Il dito è puntato non solo sulle lattine, ma anche contro latte zuccherato, succhi di frutta dolcificati e tè o caffè con l’aggiunta di qualche zolletta. «Il risultato conferma l’opportunità di tenere sotto controllo l’introito complessivo di zuccheri - osserva Nita Forouhi, l’epidemiologa nutrizionista dell’Università di Cambridge che ha coordinato l’indagine -. La buona notizia è che dalla ricerca arriva un suggerimento valido per chiunque: abbiamo verificato, infatti, che scegliendo acqua, tè o caffè senza zucchero al posto di una lattina, il pericolo di diabete scende del 14 per cento. E se ad essere sostituita è una bevanda a base di latte zuccherato, il rischio cala fino al 25 per cento. Non sembra avere alcun effetto, invece, optare per una bibita con dolcificanti artificiali al posto di un qualsiasi drink con lo zucchero».
PER GLI ANZIANI PERICOLO DI ACCUMULO DI GRASSO SULLA PANCIA
I risultati mostrano che, se riuscissimo a contenere l’introito energetico da bevande edulcorate al di sotto del 2 per cento del totale delle calorie quotidiane, il pericolo di diabete verrebbe tagliato del 15 per cento. E sarebbero meno probabili anche problemi con la bilancia, specialmente quando si è avanti negli anni. Lo sostiene uno studio uscito sul Journal of the American Geriatrics Society , condotto su circa 750 persone oltre i 65 anni di età, secondo cui un consumo eccessivo di bibite zuccherate nella terza età si associa all’accumulo di grasso sulla pancia, tre volte più consistente in chi ogni giorno non si fa mancare una lattina rispetto a chi non è solito berne.
Il girovita troppo largo non è solo un guaio estetico. Il grasso attorno all’addome è tristemente noto per essere quello più dannoso, più spesso associato a infarti, ictus e malattie metaboliche: negli uomini il rischio diventa elevato oltre i 102 centimetri, nelle donne non si dovrebbero superare gli 88 centimetri. Ebbene, quante più bibite zuccherate si consumano, tanto più si allarga la circonferenza addominale, passando da meno di un centimetro di “lievitazione” nell’arco dieci anni registrato fra chi non ne beve, agli oltre tre centimetri di pancetta in più nei consumatori di una bevanda dolce al giorno.
PRIMA INDAGINE SUGLI OVER 65
Non per forza tre centimetri possono fare la differenza, certo, ma il dato secondo Sharon Fowler, coordinatrice dell’indagine e medico all’Health Science Center a San Antonio in Texas, deve far riflettere: «Finora non erano mai stati raccolti dati in merito agli effetti del consumo di bevande zuccherate negli over 65. In realtà è proprio fra gli anziani, con l’allungamento della prospettiva di vita, che cresce di più il pericolo di malattie cardiovascolari e metaboliche; quindi può avere un impatto considerevole il troppo zucchero aggiunto introdotto con un utilizzo esagerato di bibite - spiega Fowler -. I nostri dati mostrano che un consumo eccessivo di bibite zuccherate può aumentare il rischio cardiometabolico degli anziani, perciò chi già la glicemia al limite, il colesterolo elevato, la pressione un po’ alta o qualche chilo di troppo, dovrebbe cercare di berne con moderazione, per non far salire ulteriormente la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete».
FONTE: Www.corriere.it
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