(06-07-15) Fibrillazione, cosa cambia con i nuovi anticoagulanti orali
Si allunga la serie delle molecole che possono essere impiegate nel trattamento anticoagulante in caso di pazienti con fibrillazione atriale a rischio di ictus o di embolia sistemica. Ma cosa si modifica con queste terapie rispetto ai classici antagonisti della vitamina K come il farfari? Una risposta viene da Francesco Fedele, cardiologo, che spiega come gli anticoagulanti diretti "agiscono direttamente a valle della cascata coagulativa e non indirettamente bloccando la vitamina K come il warfarin. I nuovi anticoagulanti orali - aggiunge Fedele - sono caratterizzati da un profilo farmacocinetico prevedibile, con una breve emivita, che si traduce in un dosaggi fisso, nell'assenza di necessità di effettuare il monitoraggio dell'INR e soprattutto in una maggiore efficacia e sicurezza rispetto agli antagonisti della vitamina K e agli antiaggreganti piastrinici". Il prof. Fedele, a sostegno di quanto affermato, ricorda anche come le attuali linee guida della Società Europea di Cardiologia (Esc), indichino questi farmaci come prima scelta nella prevenzione del rischio trombo embolico, mentre i farmaci più datati vengono indicati come seconda scelta e in caso di impossibilità a trattare i pazienti con i medicinali sopracitati.
FONTE: edott.it
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