(16-07-15) Diabete 2, stretto controllo glicemico riduce eventi cardiovascolari a lungo termine
Nel diabete di tipo 2 il controllo glicemico intensivo si è dimostrato efficace nel ridurre gli eventi cardiovascolari non fatali a lungo termine, ma non ha modificato la mortalità. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato sul New England journal of medicine, primo autore Rodney Hayward della Fondazione Robert Wood Johnson all'Università del Michigan di Ann Arbor. «Dato l'aumentato rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti con diabete di tipo 2, sapere se un controllo glicemico più aggressivo possa ridurre il tasso di tali eventi è un importante quesito clinico» spiega l'autore, ricordando, tra gli studi osservazionali che hanno mostrato un'associazione tra controllo glicemico e malattie cardiovascolari, il Veteran affairs diabetes trial (Vadt), un trial multicentrico controllato sul confronto tra controllo glicemico stretto e normale in una coorte di veterani dell'esercito statunitense affetti da diabete di tipo 2 seguiti in media per 5,6 anni. «Al termine dello studio l'incidenza di eventi cardiovascolari è risultata sovrapponibile nei due gruppi» scrivono gli autori, spiegando che l'attuale analisi comprende 5 anni aggiuntivi di follow-up dei quasi 2.000 pazienti, età media 61 anni, che hanno preso parte al Vadt. «Dopo la conclusione del trialabbiamo seguito i partecipanti per un altro quinquennio con valutazioni annuali» precisa Hayward, specificando che l'outcome primario era il tempo al primo evento cardiovascolare maggiore (infarto, ictus, comparsa o peggioramento di una preesistente insufficienza cardiaca congestizia, amputazione di un arto per gangrena ischemica, o morte cardiovascolare). Gli esiti secondari erano la mortalità cardiovascolare e per qualsiasi causa. «Al termine dell'osservazione aggiuntiva, la differenza in termini di eventi cardiovascolari nel controllo glicemico stretto rispetto alla consueta terapia è risultata significativa, con una riduzione di 8,6 eventi maggiori per 1.000 anni-persona nel gruppo di studio, ma con una mortalità sovrapponibile» concludono gli autori. EAllen Brett, direttore della rivista Journal watch, edita dal Nejm, commenta: «Questi risultati non dovrebbero portare a un cambiamento generalizzato dell'approccio al controllo glicemico negli adulti anziani con diabete di tipo 2, ma piuttosto a modifiche personalizzate dell'intensità della terapia antidiabetica a seconda delle preferenze del paziente e del rischio di ipoglicemia».
FONTI:
N Engl J Med. 2015 Jun 4;372(23):2197-206. doi: 10.1056/NEJMoa1414266
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