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Le ricerche di Gerona 2005

(23-07-15) Secondo parere medico, spesso diverge dal primo ma non sempre è seguito





In uno studio condotto da Ashley Meyer, del Michael E. DeBakey veterans affairs medical center di Houston (Usa) e colleghi, la richiesta di un secondo parere medico ha portato ai cambiamenti raccomandati riguardanti la diagnosi o il trattamento in più del 40% dei partecipanti a un programma che offriva gratuitamente "second opinion" ai dipendenti e ai loro beneficiari. L'effetto di questa opzione sugli outcome clinici peraltro non è chiara. Si stima infatti che il secondo parere, considerato come una strategia per evitare errori diagnostici e terapeutici, abbia un effetto clinico moderato o rilevante nel 20,9% dei casi in termini di diagnosi e nel 30,7% sotto il profilo dei trattamenti. Il team indipendente di ricercatori ha raccolto i dati dai pareri rilasciati in un periodo di 2 anni (2011-12), li ha quindi aggregati e analizzati per valutare gli outcome del programma. I medici coinvolti hanno compilato 6.791 "secondi" pareri relativi a varie specialità medico-chirurgiche e quasi la metà delle richieste si riferiva a 5 delle 34 specializzazioni rappresentate: la maggior parte riguardava la chirurgia ortopedica (1.195), seguita da oncologia medica ed ematologia (588). Le meno comuni sono state medicina di famiglia (4) e del sonno (5). I principali motivi per la richiesta di un secondo parere sono stati un aiuto nella scelta delle opzioni di trattamento (41,3%) e preoccupazioni circa la diagnosi (34,8%). La maggior parte dei secondi pareri hanno confermato (56,8% nel caso delle diagnosi e 26,4% riguardo al trattamento) o chiarito (rispettivamente, 17,0% e 26,9%) il primo parere. La second opinion, peraltro, ha determinato cambiamenti di diagnosi il 14,8% delle volte e modificazioni di trattamento nel 37,4% dei casi. In particolare, ha causato un cambio o nella diagnosi o nel trattamento nel 41,5% dei casi oppure modifiche sia nella diagnosi sia nel trattamento il 10,6% delle volte. Tra i 2.683 pazienti intervistati, la maggior parte (94,7%) si è dichiarata soddisfatta dell'esperienza avuta tramite il secondo parere, ma soltanto il 61,2% ha effettivamente previsto di seguirne le raccomandazioni. Gli autori dello studio sottolineano che saranno necessarie ulteriori valutazioni - compresi follow-up a lungo termine degli outcome - per valutare se i secondi pareri raccolti erano corretti e hanno ridotto il rischio di errore diagnostico. Altri studi, aggiungono, potrebbero cercare di cogliere i motivi in base ai quali i pazienti scelgono un parere rispetto all'altro.

FONTI:
Am J Med, 2015 Apr 23. [Epub ahead of print]
doctornews33

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