(26-07-15) Alzheimer, proteina nel sangue per scoprirlo prima dei sintomi
Gli scienziati del King College di Londra hanno identificato una proteina nel sangue che può indicare, anni prima della comparsa dei sintomi, lo sviluppo di Mild Cognitive Impairment (MCI), un disturbo cognitivo associato a un aumentato rischio di Alzheimer o altre demenze. Allo studio pubblicato su Translational Psychiatry hanno preso parte oltre 100 coppie di gemelli identici selezionati da TwinsUK, la più grande coorte di gemelli adulti nel Regno Unito. E l'uso dei gemelli indica che l'associazione tra livelli di proteina e calo cognitivo decennale era indipendente dall'età e dall'assetto genetico, fattori noti entrambi per influenzare il rischio di Alzheimer, la più comune forma di demenza. Lo studio, il più grande del suo genere, ha misurato oltre mille proteine nel sangue di oltre 200 individui sani con un test di laboratorio chiamato SOMA Scan, che permette il dosaggio simultaneo di un numero elevato di biomarcatori proteici differenti. Con un test computerizzato i ricercatori hanno poi valutato la capacità cognitiva individuale, incrociando i risultati con i livelli di ogni singola proteina. «E per la prima volta abbiamo scoperto che la quantità nel sangue della proteina MAPKAPK5 era più bassa nei soggetti con capacità cognitiva diminuita nell'arco di un decennio» spiega Steven Kiddle, coautore dello studio e biostatistico all'MRC Social, Genetic & Developmental Psychiatry Centre del King College di Londra. «Attualmente non ci sono trattamenti per prevenire l'Alzheimer, data la difficoltà a identificare i soggetti a rischio» prosegue il ricercatore, precisando che gli studi basati con la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET) hanno colto segni visibili di malattia prima dei sintomi, ma tali esami sono costosi e poco applicabili a screening di popolazione. Viceversa, il dosaggio di MAPKAPK5 potrebbe essere un contributo fondamentale al miglioramento della prevenzione delle demenze. «Anche se siamo ancora alla ricerca di terapie efficaci nell'Alzheimer, crediamo che la prevenzione sarebbe probabilmente più efficace della cura» riprende Kiddle. E conclude: «Il prossimo passo sarà confermare o meno la nostra scoperta, cosa che potrebbe aprire la strada a un esame del sangue affidabile per identificare le persone adatte alla prevenzione della demenza».
Fonti: Transl Psychiatry. 2015 Jun 16;5:e584. doi: 10.1038/tp.2015.78
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