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Le ricerche di Gerona 2005

(27-07-15) Bevande zuccherate e mortalità, allarme da nuovo studio Usa


È di ben 184.000 morti l'anno il bilancio delle vittime a livello mondiale delle bibite zuccherate, prodotti che vanno dai drink analcolici ai frullati di frutta e che dovrebbero essere drasticamente ridotti o eliminati dalla dieta. Ecco, in sintesi, quanto conclude uno studio su Circulation svolto da un team internazionale di ricercatori delle Università di Harvard, Tufts e Washington negli Stati Uniti in collaborazione con l'Imperial College di Londra nel Regno Unito. «La maggior parte dei decessi avviene tra i diabetici, circa 133.000 l'anno, mentre 45.000 persone muoiono per malattie cardiache e altri 6.450 di cancro» elenca Dariush Mozaffariandella Tufts University di Boston, coautore dell'articolo, sottolineando che questa è la prima valutazione globale delle morti attribuibili alle bevande zuccherate, definite nel 2010 come bibite gassate zuccherate, bevande alla frutta, tè zuccherato, drink energetici o bevande zuccherate fatte in casa. «È escluso il succo di frutta puro» ricordano gli autori, che hanno svolto indagini alimentari su oltre 611.000 persone tra il 1980 e il 2010 in 51 paesi, un campione rappresentativo di quasi due terzi della popolazione adulta mondiale. Queste informazioni hanno permesso non solo di stimare il numero annuale di morti attribuibili alle Ssb, scoprendo in testa gli Stati Uniti con 25.347 decessi, ma anche il tasso di mortalità effettivo. E in questo caso in cima alla lista c'è il Messico con 404,5 morti per milione di adulti. «La maggior parte della mortalità si concentra tra gli individui di 20-44 anni nei paesi a basso e medio reddito» riprende Mozaffarian, citando tra i paesi colpiti anche la Gran Bretagna: 1.316 morti l'anno, con un tasso di mortalità di 30,5 per milione di adulti. «Non ci sono benefici per la salute con l'assunzione di bevande zuccherate, e l'impatto potenziale delle riduzione del consumo di Ssb consentirebbe di risparmiare decine di migliaia di morti l'anno» precisano i ricercatori, sottolineando la necessità di sforzi basati sulla popolazione per ridurre l'assunzione di Ssb in tutto il mondo attraverso politiche sanitarie efficaci e interventi mirati diretti ad arginare le malattie correlate all'obesità.

FONTI:
Circulation Published online before print June 29, 2015 doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.114.010636
doctornews33

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