(30-07-15) Diagnostica del futuro per il tumore prostatico
In principio fu il Psa. Sembra quasi il titolo di un film, che tuttavia esprime come nella diagnosi precoce del carcinoma della prostata si stiano cercando strade alternative in grado di offrire maggior specificità e sensibilità rispetto al classico prelievo del sangue. Come è noto, infatti, innalzamenti del Psa si possono avere anche in caso di ipertrofia ghiandolare o prostatiti, con conseguente esecuzione di test diagnostici più avanzati senza indicazione e ovvi stress per il paziente. Tra i nuovi test attualmente in uso si possono ricordare il Pca3, test genetico sulle urine da eseguire dopo un massaggio della ghiandola, e il proPsa. Questo controllo in particolare appare di grande significato, visto che misura una particolare frazione del Psa che può offrire informazioni sull'indice di salute della ghiandola. Guardando al domani, l'attenzione si concentra su una ricerca condotta all'Università Carnegie Mellon che in pratica potrebbe rappresentare una sorta di "sostituto" della classica biopsia. Secondo quanto riportato sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze Pnas questo esame consente l'individuazione delle cellule tumorali circolanti e quindi di offrire una valutazione dello stato di malattia. Per aumentarne ancora la sensibilità si punta anche all'impiego di un chip che, grazie ad onde sonore, potrebbe svelare con maggior precisione la presenza di queste cellule e migliorare quindi la precisione del test.
Fonte: edott.it
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