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Le ricerche di Gerona 2005

(08-08-15) Dopo un ictus il declino cognitivo dura per anni




Da uno studio pubblicato su Jama emerge che tra i pazienti colpiti da ictus si verifica un rapido declino della funzione cognitiva che persiste per oltre sei anni dopo l'evento acuto. Lo sostiene Deborah Levine della University of Michigan medical school di Ann Arbor, che assieme ai colleghi ha esaminato la funzione cognitiva in 23.572 sopravvissuti a un ictus selezionati tra il 2003 e il 2007 e seguiti fino a marzo 2013. Scoprendo che un ictus incidente si associa a un calo accelerato e persistente della sfera cognitiva nel suo insieme, ma in particolare della funzione esecutiva, ossia degli aspetti che regolano la capacità di un individuo di organizzare pensieri e attività, di gestire il proprio tempo e di prendere decisioni. «Questi risultati hanno potenziali implicazioni non solo nella pratica clinica quotidiana, ma anche per la ricerca e in politica sanitaria» precisano gli autori, sottolineando che i sopravvissuti a un ictus dovrebbero essere sottoposti a un accurato monitoraggio del deterioramento cognitivo non solo prima della dimissione ospedaliera e durante le cure post-acute, ma anche negli anni successivi. «Dati i costi della morbilità e dell'assistenza sanitaria nelle persone colpite da eventi acuti cerebrovascolari, i sistemi sanitari dovrebbero sviluppare strategie di cura sostenibili per meglio gestire i deficit cognitivi a lungo termine di questa crescente e vulnerabile sottopopolazione di pazienti» afferma Levine. «I medici dovrebbero prestare attenzione non solo agli ictus manifesti, ma anche a quelli silenti individuati con gli studi di neuroimaging, in quanto forieri di complicanze future come ictus ricorrenti, deterioramenti cognitivi e disabilità» scrive Philip Gorelick del Michigan state university college of human medicine di Grand Rapids in un editoriale. E conclude: «Le informazioni ottenute da uno screening cognitivo potrebbero essere utilizzate per pianificare la gestione quotidiana del paziente in base alle sue prestazioni neuropsicologiche. Inoltre, un'accurata e tempestiva gestione del rischio vascolare può essere indicata per i pazienti a rischio di deterioramento cognitivo, nel tentativo di prevenire ictus ricorrenti, infarti del miocardio e disabilità in generale».

FONTI:
JAMA 2015. doi:10.1001/jama.2015.6968
JAMA doi:10.1001/jama.2015.7149
doctornews33

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