(13-08-15) Nelle donne i traumi pregressi si legano a un aumento del rischio cardiovascolare
L'esposizione a traumi e la presenza di uno o più sintomi da stress post-traumatico (Ptsd) possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari nel genere femminile. È quanto sostiene Jennifer Sumner, della Columbia university Mailman school of public health di New York, prima autrice di uno studio appena pubblicato su Circulation. Lo stress psicologico è un noto fattore di rischio per la comparsa di malattie cardiovascolari e i sintomi della sindrome da stress post-traumatico, sentinella dei disturbi mentali legati allo stress, si verificano con frequenza due volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. «Tuttavia, non è ancora del tutto chiarito se e in che misura la Ptsd contribuisce al rischio di malattie cardiovascolari nel genere femminile» scrivono i ricercatori, che per approfondire l'argomento hanno studiato circa 50.000 partecipanti al Nurses' health study II, libere da malattie cardiovascolari all'inizio del periodo di osservazione. «Le donne hanno compilato questionari sulla storia di traumi pregressi, come per esempio l'esposizione a catastrofi naturali o contatti sessuali non desiderati e sulla presenza di sintomi da Ptsd» spiega Sumner, precisando che durante i 20 anni dello studio si sono verificati quasi 550 casi di infarto del miocardio o di ictus cerebrale. E dopo avere eseguito i necessari calcoli statistici gli autori hanno scoperto che l'esposizione a traumi si lega a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari pari al 38%, rispetto a nessuna esposizione. Per spiegare il fenomeno gli autori ipotizzano che nelle persone che in passato hanno subito traumi rilevanti possono instaurarsi con il passare del tempo meccanismi cognitivi patologici, come la soppressione emotiva, che potrebbero influire negativamente sullo stato di salute fisica. «Questi risultati suggeriscono che lo screening del rischio cardiovascolare e la riduzione dei comportamenti a rischio nelle donne esposte a traumi possono rivelarsi buone strategie per prevenire ictus e infarti» concludono i ricercatori.
FONTI:
Circulation. 2015. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.114.014492
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