(24-08-15) Screening del cancro al seno: la sovradiagnosi è un effetto da considerare
L'estensione dello screening mammografico si associa a un incremento del riscontro di tumori piccoli senza modifiche della mortalità, cosa che gli autori di uno studio pubblicato su Jama internal medicine interpretano come sovradiagnosi. «L'obiettivo della mammografia è di ridurre i decessi per cancro al seno consentendo di rilevare e trattare il cancro precocemente» spiega Richard Wilson dell'Università di Harvard, sottolineando che con lo screening le diagnosi di tumori piccoli e trattabili dovrebbe aumentare, mentre ci si aspetta che quello dei tumori più estesi debba diminuire. Tuttavia, lo screening può condurre a un involontario eccesso diagnostico, individuando neoplasie piccole ma prive di evolutività clinica. Per verificare l'ipotesi gli autori hanno studiato 16 milioni di quarantenni o più residenti in 547 contee statunitensi seguite dai registri tumori del Surveillance, epidemiology and end results nel 2000, scoprendo una correlazione tra screening e incidenza, ma non mortalità, per cancro al seno. «Un aumento di 10 punti percentuali nella diagnosi precoce si associa a un incremento del 16% di cancro al seno di due centimetri o meno, senza un decremento nei decessi né una riduzione di frequenza delle neoplasie più estese. «La spiegazione più semplice è una sovradiagnosi, che aumenta l'incidenza di tumori piccoli dimensioni senza ridurre la mortalità» ipotizzano gli autori, puntualizzando che l'equilibrio tra benefici e danni è più favorevole quando lo screening si rivolge a soggetti ad alto rischio, ed è talvolta seguito da una vigile attesa invece che da un immediato trattamento. E in un editoriale di commento Ruth Etzioni del Fred Hutchinson cancer research center di Seattle, scrive: «Abbiamo bisogno di informazioni chiare e strumenti migliori per aiutare le donne a prendere decisioni informate sullo screening del cancro al seno. Ma grazie anche a questi dati dobbiamo informare le nostre pazienti circa l'incertezza e i limiti delle nostre conoscenze, spiegando loro che attualmente non conosciamo con precisione l'entità effettiva della sovradiagnosi».
FONTI:
JAMA Intern Med. 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.3043
JAMA Intern Med. 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.3056
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