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Le ricerche di Gerona 2005

(26-08-15) Una maggiore intensità dell'intervento antifumo migliora le probabilità di cessazione





Nei pazienti sottoposti a screening per cancro polmonare l'intensità dell'intervento di disassuefazione dal fumo di sigaretta è direttamente proporzionale alle probabilità di cessazione, secondo i risultati di uno studio pubblicato su Jama internal medicine. «Dal National lung screening trial (Nlst), uno studio che qualche anno fa ha coinvolto oltre cinquantamila partecipanti, è emersa una riduzione di mortalità per cancro al polmone tra i fumatori o ex fumatori recenti di almeno 35 pack/years sottoposti a screening annuale con tomografia computerizzata a basse dosi rispetto alla radiografia del torace» esordisce ElysePark del Tobacco research and treatment center, Massachusetts general hospital, Boston, prima autrice dell'articolo, aggiungendo che lo scorso febbraio Medicare ha annunciato la decisione di coprire lo screening tomografico annuale nei pazienti con storia di fumo significativa. «Le nuove linee guida implementano la disassuefazione nel trattamento di screening, ma la frequenza e l'effetto benefico degli interventi di cessazione dal fumo restano sconosciuti» riprende la ricercatrice, che assieme ai colleghi ha valutato l'efficacia del classico intervento antifumo basato sulle 5A in rapporto alle probabilità di cessazione del paziente dopo lo screening per cancro del polmone. L'intervento, messo in pratica dai medici delle cure primarie, consiste in 5 azioni successive: chiedere (Ask) se il soggetto è fumatore; valutare (Assess) la volontà di smettere; consigliare (Advise) di smettere con messaggi chiari; fornire assistenza (Assist) nella cessazione; pianificare (Arrange) il monitoraggio del paziente e gli interventi di sostegno. A tale scopo i ricercatori hanno impostato uno studio caso-controllo dove i casi erano i quitters, ossia gli astenuti dal fumo dopo l'intervento, e i controlli i fumatori nonostante le 5A, selezionando 3336 partecipanti all'Nlst. E i dati raccolti indicano che secondo i quitters i loro medici li hanno aiutati a smettere in modo più adeguato rispetto ai controlli organizzando anche un follow up di maggiore efficacia. Nessuna differenza tra i gruppi, invece, emerge per le altre tre azioni delle 5A. E Michael Ong, della Divisione di medicina generale all'Università di California Los Angeles, commenta in un editoriale: «Questi risultati indicano la necessità di offrire assistenza antifumo, sia essa basata sull'intervento 5 A, sulla prescrizione di farmaci o sul semplice invio a un centro di disassuefazione, a tutti i fumatori che si rivolgono al sistema sanitario».

Fonti:
JAMA Intern Med. Published online June 15, 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.2391
JAMA Intern Med. Published online June 15, 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.2402
doctornews33

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