(01-09-15) Osteoporosi, studio mette in dubbio il ruolo degli integratori
Uno studio pubblicato sul Bmj punta il dito sul fatto che l'interazione tra industria, associazioni varie e mondo accademico alimenta l'uso degli integratori alimentari a base di calcio e vitamina D nella prevenzione e cura dell'osteoporosi, nonostante manchino le dimostrazioni di un effettivo beneficio. «Calcio e vitamina D sono trattamenti ad elevato reddito economico ampiamente raccomandati per l'osteoporosi» scrive Andrew Grey dell'Università di Auckland, coautore dell'articolo, precisando che in passato diverse terapie raccomandate per l'osteoporosi, tra cui estrogeni e fluoro, sono state scartate per assenza di benefici o per gli effetti avversi. Ma allora, si chiedono gli autori, perché calcio e vitamina D sono ancora raccomandati? «Una possibile risposta è che l'industria, le organizzazioni di supporto e il mondo accademico hanno interesse a che ciò non accada» spiegano i ricercatori, che hanno cercato di chiarire l'argomento. Scoprendo che l'industria e le sue lobby, intesi come gruppi di influenza a livello politico, sono tra i finanziatori delle principali organizzazioni di supporto all'osteoporosi come la statunitense National osteoporosis foundation (Nof) e l'europea International osteoporosis foundation (Iof), con interessi commerciali che includono, tra l'altro, la produzione di integratori alimentari e kit di analisi per la vitamina D. «Nof e Iof non hanno cambiato posizione neppure dopo la pubblicazione di diversi studi secondo cui calcio e vitamina D non riducono in modo certo il rischio di frattura» aggiungono gli autori, spiegando che il settore nutrizionale ha continuato a collaborare con le organizzazioni di difesa osteoporosi per promuovere la diffusione degli integratori alimentari. Ma non è tutto: secondo gli autori dell'articolo alcuni accademici e società scientifiche hanno un sommerso commerciale con conflitti di interesse nel campo della nutrizione. «Per esempio, la National bone health alliance, un ramo della Nof, ha di recente ampliato i criteri diagnostici dell'osteoporosi, cosa che potrebbe implicare il trattamento della metà e dei quattro quinti degli uomini e delle donne americane di età superiore ai 75 anni, rispettivamente» riprende Grey, suggerendo che la prassi che obbliga le aziende farmaceutiche a dichiarare tutti i pagamenti a favore dei professionisti della salute debbano includere anche gli integratori alimentari. «Le organizzazioni di supporto dovrebbero astenersi da sponsorizzazioni, e gli accademici dovrebbero impegnarsi con le organizzazioni di supporto solo in assenza di qualsiasi tipo di rapporto commerciale» concludono gli autori.
FONTI:
BMJ 2015;351:h3170 doi: 10.1136/bmj.h3170
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