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Le ricerche di Gerona 2005

(02-09-15) Diabete 2. Cattivo stile di vita e basso peso alla nascita aumentano il rischio di sviluppare la malattia


La ricerca ha analizzato i dati provenienti da tre ampi trial clinici, che hanno studiato un totale di più di 149mila individui sani, di entrambi i sessi, monitorati per un periodo dai 20 ai 30 anni. Se questi due fattori sono poi ambedue presenti il rischio è ancora più alto. Lo studio sul BMJ

Uno stile di vita poco salutare in età adulta, se combinato con un basso peso alla nascita, potrebbe aumentare in maniera ancora più marcata il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, una patologia che colpisce circa 385 milioni di persone al mondo. Questo risultato è emerso in uno studio pubblicato* sulBritish Medical Journal (BMJ). Lo studio** è stato effettuato dal gruppo di ricerca guidato dal Dr. Lu Qi, Professore Associato di Nutrizione ed Epidemiologia alla Harvard School of Public Health e Professore Associato alla Harvard Medical School.
 
La ricerca ha analizzato i dati provenienti da tre ampi trial clinici, che hanno studiato un totale di più di 149mila individui sani, di entrambi i sessi, monitorati per un periodo dai 20 ai 30 anni. Nei dati, per ciascun partecipante veniva registrato il peso alla nascita e ogni due anni venivano raccolte informazioni dettagliate sulle abitudini dello stile di vita e sulla storia clinica. Lo stile di vita veniva ‘valutato’ attraverso un punteggio che ha tenuto conto della dieta, dell’abitudine a svolgere esercizio fisico, l’essere fumatori, il consumo di alcol e l’indice di massa corporea BMI. Nel periodo di follow-up si sono manifestati più di 11mila nuovi casi di diabete 2.

I ricercatori hanno individuato un’associazione tra il rischio di diabete 2 e abitudini non salutari legate allo stile di vita in età adulta e tra il rischio di diabete 2 e un basso peso alla nascita, confermando risultati di studi precedenti. Inoltre, essi hanno rilevato che nel caso in cui i due elementi siano entrambi presenti (aver manifestato un basso peso alla nascita e in seguito mantenere cattive abitudini da adulti) si presenta una sorta di ‘effetto congiunto’, ovvero un’interazione tra questi due elementi.
“In sintesi, abbiamo riscontrato che sia un basso peso alla nascita sia uno stile di vita non sano sono risultati associati con un rischio significativamente più elevato di diabete di tipo 2, inoltre gli effetti del basso peso alla nascita combinati con il punteggio ottenuto nel caso di uno stile di vita non salutare comportavano un aumento del rischio di entità superiore rispetto al caso in cui i due fattori vengano considerati separatamente”, spiegano gli autori dello studio.
 
Per chiarire l’entità dell’effetto dovuto alla combinazione dei due fattori, i ricercatori illustrano che, nella popolazione considerata, il 17% dei casi di diabete 2 sono dovuti alla contemporanea presenza di tali fattori (ovvero in questi casi il diabete si è manifestato in individui che avevano presentato un basso peso alla nascita e avevano poi seguito cattive abitudini da adulti); mentre in questi stessi casi la patologia non si sarebbe manifestata se fosse stato presente soltanto uno dei due elementi (soltanto il basso peso alla nascita oppure soltanto l’adozione di uno stile di vita non adeguato per la salute). Ciò suggerisce la presenza di un’interazione tra tali elementi. Tale interazione indica che uno stile di vita non sano comporta una serie di effetti negativi per la salute che potrebbe essere ancora più marcata nelle persone che alla nascita presentavano un basso peso corporeo. 
"I risultati suggeriscono che la maggior parte dei casi di casi di diabete di tipo 2 potrebbero essere evitati mediante l’adozione di uno stile di vita più sano”, concludono gli autori, “ma un contemporaneo miglioramento combinato sia dei fattori prenatali che di quelli postnatali potrebbe prevenire un numero maggiore di casi" di diabete 2.
 
Viola Rita
 
*"Birth weight and later life adherence to unhealthy lifestyles in predicting type 2 diabetes: prospective cohort study," Yanping Li, Sylvia H. Ley, Deirdre K. Tobias, Stephanie E. Chiuve, Tyler J. VanderWeele, Janet W. Rich-Edwards, Gary C. Curhan, Walter C. Willett, JoAnn E. Manson, Frank B. Hu, Lu Qi, BMJ, online July 21, 2015, doi: 10.1136/bmj.h3672


FONTE: quotidianosanità.it
 

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