(05-09-15) Diabete, con malattia renale cronica antipertensivi non prolungano sopravvivenza
Sebbene nessuna strategia per abbassare la pressione sanguigna sia in grado di prolungare la sopravvivenza negli adulti con diabete e nefropatia, gli Ace-inibitori (Acei) e gli antagonisti del recettore dell'angiotensina II (Arb), da soli o associati, sono le strategie più efficaci contro la malattia renale cronica in stadio terminale. Sono questi i risultati di una metanalisi network pubblicata su The Lancet e finanziata dalla Medical research foundation Canterbury e dall'Agenzia Italiana del Farmaco, da cui emerge inoltre che i benefici del trattamento antipertensivo con Acei e Arb debbono essere bilanciati contro il rischio di potenziali danni da iperkaliemia e insufficienza renale acuta. Lo studio adotta uno strumento di analisi relativamente nuovo, la metanalisi network, che consente di gestire agevolmente il confronto fra diversi trattamenti destinati alla medesima indicazione clinica, ed è frutto della collaborazione fra le Università di Otago in Nuova Zelanda, di Ioannina in Grecia, di Sydney in Australia, di Calgary e dell'Alberta in Canada, il Collegium medicum di Bydgoszcz in Polonia, l'University college medical school di Londra, l'Università Amedeo Avogadro di Novara e l'Università di Bari. «Diabete e ipertensione sono le più comuni cause di malattia renale in tutto il mondo, e molti pazienti hanno entrambe le malattie» scrive Giovanni Strippoli dell'Università di Bari e coautore dell'articolo, ricordando che la malattia renale cronica causata dal diabete colpisce sempre entrambi i reni, generalmente peggiora nel tempo e spesso conduce a un'insufficienza renale che necessita di trattamento dialitico o di un trapianto renale. Per prevenire o rallentare la malattia renale, il trattamento antipertensivo gioca un ruolo importante, anche se l'efficacia e la sicurezza dei diversi farmaci negli adulti con diabete e malattia renale era finora un tema controverso. Per chiarire l'argomento i ricercatori hanno esaminato quasi 160 studi clinici randomizzati che hanno confrontato diversi trattamenti antiipertensivi in oltre 40.000 adulti con diabete per lo più di tipo 2 e nefropatia cronica, scoprendo che nessun farmaco ha dato risultati migliori rispetto al placebo in termini di sopravvivenza. Dai dati raccolti emerge inoltre che gli Ace-inibitori, i bloccanti del recettore dell'angiotensina e gli inibitori dell'endotelina sono stati efficaci nella prevenzione della nefropatia cronica in stadio terminale, ma solo gli Arb hanno dimostrato un'efficacia significativamente superiore al placebo. Infine, la terapia combinata di un Ace inibitore e di un Arb è stata associata a un rischio aumentato, anche se di poco, di iperkaliemia e danno renale acuto: gli autori stimano che per ogni mille pazienti trattati con i due farmaci associati per un anno, 14 potrebbero evitare la malattia renale allo stadio terminale e in 208 potrebbe verificarsi una regressione dell'albuminuria, ma 55 potrebbero sviluppare un danno renale acuto e 135 iperkaliemia. «I rischi ci sono, ma possono essere affrontati con un attento monitoraggio del paziente» afferma Strippoli. E conclude: «Penso che questo non sia un grosso problema per un medico».
Fonti:
Lancet. 2015 May 23;385(9982):2047-56. doi: 10.1016/S0140-6736(14)62459-4
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