(09-09-15) Gbd 2013: malattie e disabilità peggiorano la salute del mondo
Nel mondo solo una persona su 20 non ha avuto problemi di salute nel 2013, con un terzo della popolazione, ossia 2,3 miliardi di individui, che ha sperimentato oltre cinque condizioni patologiche. Questi sono solo alcuni tra i risultati del Global Burden of Disease Study (Gbd) 2013, appena pubblicato su The Lancet, da cui emerge che nel mondo la percentuale di anni di vita corretti per disabilità (Daly) è passata dal 21% del 1990 al 31% del 2013. «Considerata la crescita della popolazione mondiale e l'aumento della percentuale di persone anziane, il numero di individui in salute non ottimale è destinato a salire nei prossimi decenni» avverte Theo Vos dell'Institute of Health Metrics and Evaluation, University of Washington, coautore dell'articolo, ricordando che negli ultimi 23 anni le principali cause di perdita di salute non hanno subito variazioni: lombalgia, depressione, anemia sideropenica, cervicalgie e ipoacusia senile sono i maggiori responsabili. E nel 2013 il mal di schiena, il dolore al collo, l'artrosi, i disturbi mentali e da abuso di sostanze sono stati causa di quasi metà della perdita di salute globale. Gli autori del GBD 2013 hanno analizzato 35.620 fonti di informazione sulle malattie in 188 paesi tra il 1990 e il 2013 al fine di verificare la prevalenza di disturbi invalidanti e l'onere per i sistemi sanitari dovuto a 301 malattie nonché a 2.337 esiti derivati. Ed ecco solo alcuni dei molti risultati riportati nell'articolo. Nel 2013 lombalgia e depressione hanno causato più disabilità dell'insieme di diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva e asma. Nello stesso anno, il 36% dei bambini tra 0 e 4 anni nei paesi sviluppati non ha avuto disturbi, contro lo 0,03 per cento degli adulti sopra gli 80 anni. Conclude Vos: "Le cause prevenibili di perdita di salute, e in particolare i disturbi muscolo-scheletrici e i disturbi mentali e del comportamento, non hanno ricevuto l'attenzione che meritano. Affrontare questi problemi richiede un cambiamento di priorità di salute in tutto il mondo, non solo per mantenere in vita le persone in età avanzata, ma anche per mantenerle sane».
FONTI:
The Lancet 2015. doi: 10.1016/S0140-6736(15)60692-4
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