(22-10-15) L’asma attiva può aumentare significativamente il rischio di infarto
Recenti sintomi di asma o asma che necessita di terapia quotidiana possono significativamente aumentare il rischio di infarto, secondo due ricerche presentate in occasione delle sessioni scientifiche dell’AHA, tenutesi in novembre a Chicago.
“I medici dovrebbero fare tutto il possibile per controllare tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare modificabili nei pazienti asmatici”, ha affermato il dott. Matthew C. Tattersall, DO, MS, autore dello studio e assistente della cattedra di medicina presso la University of Wisconsin-Madison School of Medicine and Public Health di Madison, Wisconsin.
Il suo studio ha coinvolto 6.792 partecipanti allo Studio multietnico dell’aterosclerosi in sei comunità (Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis, MESA) che individua i segni precoci di sviluppo di cardiopatia. Nel corso di un follow-up decennale e dopo l’aggiustamento per i fattori di rischio di cardiopatia, i ricercatori hanno scoperto che le persone affette da asma con necessità di terapia quotidiana presentavano una probabilità di rischio di eventi cardiovascolari, quali infarto, ictus o patologie correlate, del 60% maggiore rispetto alle persone non asmatiche.
In uno studio condotto nella Contea di Olmstead, Minnesota, i ricercatori della Mayo Clinic hanno confrontato 543 pazienti che avevano avuto un infarto con 543 pazienti della stessa età e dello stesso sesso che non avevano avuto un infarto. Dopo aver verificato i fattori di rischio tradizionali di cardiopatia come obesità, ipertensione, fumo, diabete e ipercolesterolemia, i ricercatori hanno scoperto che i pazienti con diagnosi di asma avevano un rischio di infarto superiore del 70% rispetto a quelli senza asma.
“I disturbi o dolori toracici possono essere confusi con sintomi di asma ma poiché l’asma aumenta il rischio di infarto e i trattamenti per le due patologie sono piuttosto diversi, i pazienti devono prendere sul serio i dolori toracici o altri sintomi di infarto e rivolgersi immediatamente a un medico”, ha detto il dott. Young J. Juhn, MPH, autore senior dello studio della Contea di Olmstead e professore di pediatria e medicina dell’età evolutiva presso la Mayo Clinic.
Fonte: univadis.it
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