(01-12-15) «BAMBINI SENZA. ORIGINI E COORDINATE DELLE POVERTÀ MINORILI»
Bambini italiani, uno su ventinon riceve un pasto proteico al dì
La fotografia scattata da Save the Children nel nuovo Atlante dell’Infanzia. Quasi uno su dieci vive in famiglie che non possono invitare gli amici e festeggiare il compleanno
In Italia un bambino su venti non può contare su due paia di scarpe l’anno e non riceve un pasto proteico al giorno. Quasi uno su dieci vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il compleanno, comprare abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la classe. E ancora: uno su sei non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici (musica, sport), quasi uno su tre di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa. È la triste fotografia scattata da Save the Children, nel 6° Atlante dell’Infanzia (a rischio) dal titolo «Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili», presentato a Roma alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Infanzia che si celebra il 20 novembre (scarica il documento).
ILLEGALITÀ E POVERTÀ EDUCATIVA
L’Atlante - 200 pagine di analisi e dati geolocalizzati in 62 mappe, a cura di Giulio Cederna e con le foto di Riccardo Venturi - racconta di bambini e ragazzi italiani troppo spesso privati di una vita dignitosa e delle opportunità per sviluppare i propri talenti, anche a causa della crescente illegalità di cui sono vittime dirette e indirette. Migliaia di minori, infatti, pagano un prezzo altissimo all’illegalità e corruzione che dilaga nei territori in cui vivono: almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi - come racconta la prima mappa realizzata in base ai dati forniti dall’associazione Libera - e molti di più coloro che hanno assistito all’uccisione di familiari, diventati orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata. «Illegalità e povertà educativa si alimentano a vicenda - sottolinea Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children Italia -. Vivere in un ambiente deprivato dal punto di vista sociale ed educativo per un bambino significa non avere l’opportunità di scoprire le proprie capacità e i propri talenti e non poter costruire liberamente il proprio futuro». Problemi che si riflettono anche nelle scarse performance scolastiche: un alunno di quindici anni su quattro non raggiunge il livello minimo di competenze in matematica e uno su cinque in lettura.
VIOLENZA IN CASA E NEL QUARTIERE
Per questo, nell’ambito della campagna «Illuminiamo il Futuro» - che ha l’obiettivo di debellare la povertà educativa entro il 2030 - Save the Children ha aperto in otto regioni 13 Punti Luce e altri 3 saranno inaugurati il 20 novembre a Milano-Quarto Oggiaro, a Napoli-Chiaiano, a Sassari-Latte Dolce. Si tratta di centri socio-educativi in aree urbane svantaggiate che, con l’aiuto di associazioni partner, danno la possibilità a bambini e adolescenti di sviluppare il loro potenziale, grazie ad attività ricreative, sportive, espressive e di sostegno allo studio. Tra le numerose ferite che affliggono l’infanzia in Italia, l’Atlante documenta il clima di violenza nel quale crescono troppi bambini, che segna il loro rapporto con la città e il quartiere, la relazione con i coetanei (per i fenomeni di bullismo e di discriminazione), la vita in casa: si stima che circa 400mila minori siano vittime di violenza assistita dentro le pareti domestiche. Il dossier dedica una sezione poi alla condizione dei minori stranieri che arrivano in Italia da soli (nell’ultimo anno più di 11mila) che, dopo un viaggio spesso drammatico, anche in Europa sono a rischio di cadere in circuiti criminali di sfruttamento, in assenza - secondo Save the Children - di un’adeguata rete di protezione.
SCARPE, CORSI EXTRASCOLASTICI, FESTE DI COMPLEANNO
La mappa dei “bambini senza” racconta poi di un Paese in cui un bambino su venti non può contare su due paia di scarpe l’anno (di cui almeno uno utilizzabile in ogni stagione) e non riceve un pasto proteico al giorno. Quasi uno su dieci vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa gli amici, festeggiare il suo compleanno, comprare abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe. Uno su sei non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici, quasi uno su tre di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa. Solo tre bambini su dieci, che frequentano la scuola primaria, hanno il tempo pieno a scuola e nel 40% degli istituti scolastici principali non c’è il servizio mensa. «È cruciale che il governo confermi il suo impegno approvando le misure di contrasto alla povertà minorile per la prima volta inserite nella legge di stabilità, che introduce anche, in via sperimentale, un fondo triennale finalizzato espressamente a contrastare la povertà educativa» spiega Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia.
POCHE RISORSE STANZIATE PER L’INFANZIA
L’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con almeno un minore è triplicata tra il 2005 e il 2014, passando dal 2,8% all’8,5%, per un totale di oltre 1 milione di bambini colpiti. Nel Mezzogiorno la povertà assoluta è più estesa - pari al 9,3%, contro l’8,3% di famiglie povere assolute al Nord - e riguarda soprattutto famiglie italiane a differenza della povertà al Nord, in crescita nell’ultimo anno, alla quale contribuisce in gran parte il fenomeno migratorio. A fronte di ciò, in presenza di forti difficoltà economiche, colpisce l’esiguità delle risorse stanziate per l’infanzia: la spesa sociale nell’area famiglia e minori è molto più bassa della media europea, con 313 euro pro-capite, a fronte di 506 euro in media in Europa e dei 952 euro pro-capite della Germania. Se poi si considera l’investimento nei servizi erogati dai Comuni, emergono allarmanti differenze: si va dai 242 euro pro-capite di spesa per l’area famiglia e minori in Trentino ai 20 euro pro-capite della Calabria, a fronte di una media nazionale di 113 euro. A livello provinciale, colpiscono le disparità tra i 393 euro pro-capite di Trieste e i 350 di Bologna e gli 8 euro a testa di Vibo Valentia, i 18 di Crotone, i 20 di Cosenza e Avellino.
Fonte: Www.corriere.it
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