(17-12-15) Antibioticoterapia, singolo ciclo può danneggiare il microbioma intestinale
La biodiversità del microbioma intestinale può ridursi in modo significativo anche per un anno dopo l'uso di antibiotici orali, secondo quanto conclude uno studio pubblicato sulla rivista mBio dell'American Society of Microbiology, prima autrice Egija Zaura del Dipartimento di odontoiatria preventiva all'Università di Amsterdam. Molti operatori sanitari usano strategie di profilassi antibiotica per prevenire la comparsa di infezioni dopo un intervento chirurgico, ma l'uso indiscriminato di questa strategia, per quanto efficace, è oggetto di discussione poiché aumenta la diffusione della già elevata resistenza agli antibiotici. «Un altro motivo per limitare il più possibile l'uso di antibiotici è il loro impatto sul microbioma intestinale, un argomento che nonostante la sua importanza non ha ricevuto finora sufficiente attenzione» spiegano i ricercatori, che hanno randomizzato 66 persone sane residenti in Svezia e Regno Unito a ricevere placebo o uno di quattro antibiotici: clindamicina, amoxicillina, ciprofloxacina e minociclina, raccogliendo campioni salivari e fecali prima e dopo il trattamento.
E dai risultati emerge che nel lungo termine il microbioma salivare si modifica in modo trascurabile, mentre la biodiversità di quello fecale risulta ridotta, e tale riduzione dura un massimo di 4 mesi nei pazienti trattati con clindamicina e fino a 12 mesi nel gruppo in terapia con ciprofloxacina. «In particolare, i batteri produttori di butirrato, un acido grasso a catena corta coinvolto nel controllo dell'infiammazione, della cancerogenesi e dello stress ossidativo intestinale, risultano significativamente ridotti» sottolinea Zaura, aggiungendo che dai test genetici eseguiti nei campioni fecali risulta la presenza di un aumentato numero di geni batterici associati alla resistenza agli antibiotici. Concludono gli autori: «Secondo i nostri dati, la somministrazione anche di un solo ciclo di terapia antibiotica in un individuo sano aumenta non solo il rischio di sviluppare resistenza, ma porta anche a modifiche dannose e prolungate del microbioma intestinale».
Fonti:
MBio. 2015. doi: 10.1128/mBio.01693-15
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26556275
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