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Le ricerche di Gerona 2005

(21-03-16) Ca seno, chemioterapia inibisce il sistema immunitario per almeno 9 mesi dal termine




Le sopravvissute a un tumore mammario trattate con la chemioterapia potrebbero non avere difese immunitarie sufficienti a garantire protezione contro le infezioni più comuni. Ecco le conclusioni di un articolo su Breast Cancer Research, da cui emergono i potenziali benefici di un monitoraggio prolungato dopo il trattamento in questa sottopopolazione di pazienti. «La chemioterapia è prescritta nel 30% delle donne con neoplasia mammaria e, nonostante la sua indiscussa efficacia, il benessere dopo la cura può meritare ulteriore attenzione» afferma Thomas Hughesdella Facoltà di Medicina all'Università di Leeds, coautore dell'articolo, spiegando che molti studi hanno indagato l'azione inibitoria della chemioterapia sul sistema immunitario durante la terapia e fino a poco dopo l'ultima somministrazione, ma poco si sa circa i suoi effetti a lungo termine.

Tant'è che i ricercatori dei Leeds Teaching Hospitals Nhs Trust hanno deciso di dosare linfociti e anticorpi in 88 sopravvissute a un cancro al seno sottoposte a chemioterapia. E i dati raccolti indicano una riduzione che persiste per almeno nove mesi dopo il trattamento, cosa che potrebbe aumentare la vulnerabilità delle pazienti ad alcune infezioni, nonostante le vaccinazioni ricevute. «I livelli di tutti i principali tipi di linfociti erano più bassi dopo la chemioterapia, incluse le cellule T, le B e le natural killer, che insieme difendono il corpo dalle infezioni virali e batteriche» riprende il ricercatore, precisando che è stata anche osservata una riduzione dei livelli di anticorpi contro il tetano e lo pneumococco, il germe causa frequente di polmoniti. Dei diversi farmaci, tra cui antraciclina e tassani, le prime da sole sono risultate inizialmente più dannose per le cellule B e le cellule T helper, anche se il successivo recupero è stato pressoché completo. Viceversa, gli schemi con antracicline più tassani si è osservata una riduzione persistente dei livelli linfocitari con scarso recupero, ulteriormente rallentato nelle fumatrici. «Che l'impatto della chemioterapia sia così duraturo è stata una sorpresa, e con questi risultati potrebbe essere necessario considerare con più attenzione la futura salute immunitaria delle pazienti con carcinoma mammario al momento di pianificare il trattamento» conclude Hughes.

Fonti:
Breast Cancer Research 2016. doi: 10.1186/s13058-015-0669-x
https://dx.doi.org/10.1186/s13058-015-0669-x 
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